Gli alpini faranno da scorta alle guardie mediche per scongiurare le aggressioni

Raggiunta un'intesa nel Pordenonese: i medici di notte non saranno più soli. Nel protocollo si stabilisce che i volontari assicureranno l’assistenza nelle sede della guardia medica; manterranno le distanze nel caso di visita medica; accompagneranno il medico, con l’auto dell’Aas5, nelle visite che deve fare a domicilio aiutandolo a individuare il percorso

PORDENONE. Non saranno più sole le guardie mediche della provincia di Pordenone di notte e nei luoghi disagiati: con loro ci saranno gli alpini che saranno anche di aiuto per accompagnarli in caso di visita ai pazienti.

È quanto prevede il protocollo sperimentale per l’accompagnamento e il supporto dei medici di continuità assistenziale della provincia di Pordenone, approvato dall’Aas5 di Pordenone.

L'Ordine dei medici: ai volontari dell'Ana abbiamo chiesto aiuto contro le aggressioni
Guido Lucchini e, a destra, Giorgio Simon


Un accordo a tre quello tra Azienda sanitaria, Ordine dei medici e degli odontoiatri della provincia di Pordenone e il Gruppo Alpini. L’idea è del presidente dell’Ordine dei medici di Pordenone, Guido Lucchini, di fronte alle continue notizie di aggressioni al personale sanitario.

La preoccupazione maggiore è per le guardie mediche, molte delle quali donne: professionisti che svolgono la loro attività di notte, dalle 20 alle 8, e nei giorni festivi, spesso in luoghi disagiati come nelle zone montane.

Turni svolti completamente da soli che creano qualche preoccupazione per la loro sicurezza. Il progetto prevede la presenza dei volontari del gruppo alpini nelle sedi di continuità assistenziale che svolgeranno un supporto nei confronti dei medici.

Nel protocollo si legge che «nel corso della loro attività gli operatori e gli utenti della continuità assistenziale possono trovarsi esposti a situazioni di rischio legate agli orari, alla collocazione isolata delle sedi di attività e alla viabilità per effettuare visite, spesso in zone montane».

E così l’Ordine dei medici ha chiesto aiuto all’Associazione nazionale alpini di Pordenone, diretta da Ilario Merlin: scontata la risposta positiva vista la consueta disponibilità degli alpini nei confronti della comunità.

Nel protocollo si stabilisce che i volontari assicureranno l’assistenza nelle sede della guardia medica; manterranno le distanze nel caso di visita medica; accompagneranno il medico, con l’auto dell’Aas5, nelle visite che deve fare a domicilio aiutandolo a individuare il percorso.

Tutto questo nel massimo rispetto della privacy degli utenti. L’Ana di Pordenone selezionerà i volontari che parteciperanno al progetto sperimentale. S

ono richieste un’età tra i 30 e i 63 anni, residenza nell’area limitrofa alla sede della guardia medica, assenza di gravi pendenze penali, stato di buona salute, possesso di patente di guida e precedenti esperienze di volontariato. L’ultimo requisito è la «motivazione del volontario alpino alla scelta del progetto e la condivisione degli obiettivi dell’iniziativa».

Le parti individueranno di comune accordo le sedi di continuità assistenziale nelle quali sarà avviata la fase pilota del protocollo. Nell’anno in corso saranno condotte delle verifiche congiunte in base all’esito delle quali si elaborerà un calendario per la progressiva applicazione dell’accordo. In base ai risultati, quindi, il protocollo sarà modificato ed esteso.

I volontari presteranno il loro aiuto nelle ore di servizio dei medici di continuità assistenziale. Restano da definire una serie di elementi: quali saranno le sedi disagiate che cominceranno con il progetto pilota e se sia il medico a dover richiedere la presenza del volontario.

I promotori si sono confrontati sul progetto con i responsabili della sicurezza: Prefettura, Questura, il comando provinciale dei Carabinieri e quello della Guardia di Finanza. La copertura assicurativa dei volontari sarà garantita dall’Aas5 e il protocollo siglato sarà valido fino al 31 dicembre del 2018.

È un progetto innovativo, una forma di welfare allargato che vede la collaborazione dei volontari per un’attività di supporto in un settore, quello della sanità, che sempre di più deve fare i conti con la sicurezza.

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