Gli alpini non dimenticano la tragica notte del Galilea - LE FOTO

RAGOGNA. Sotto un cielo plumbeo e con una temperatura umida e fresca, sul monte di Muris si è rinnovato il tradizionale pellegrinaggio per ricordare il tragico naufragio della motonave Galilea, avvenuto la notte tra il 28 e il 29 marzo 1942.
Il Galilea riportava in patria gli alpini dell’Ottavo reggimento appartenenti al battaglione Gemona che avevano combattuto sul fronte greco-albanese. Anche dopo tanti anni, Ponte di Perati e fiume Vojussa riportano subito alla mente una cruenta battaglia dove le penne nere del Gemona furono grandi ed eroiche protagoniste. Con i ragazzi di quel battaglione c’erano anche carabinieri e bersaglieri che si erano fatti onore in quel teatro di guerra. Purtroppo, la nave che viaggiava durante la notte in un convoglio scortato da due cacciatorpediniere non riuscì ad evitare un siluro lanciato dal sommergibile inglese Protheus, che era in agguato nel mar Jonio: il Galilea dopo poche ore affondò. Nella tragedia di quella notte diverse scialuppe si capovolsero e gli alpini e altri militari morirono, lasciando nel lutto migliaia di famiglie delle località di reclutamento del battaglione Gemona.
Un lutto che viene ricordato ancora sul monte di Muris, dove è stato eretto un piccolo monumento bronzeo, affiancato da una grande ala marmorea con scolpiti i nomi dei caduti nelle gelide acque dello Jonio.
Nella mattinata di ieri, come ogni anno, alpini e persone provenienti dalle località di provenienza di questi caduti, si sono dati appuntamento nei pressi della chiesetta di San Giovanni in Monte, per ricordare questa immane tragedia.
A salutare i partecipanti - fra i quali il superstite Onorino Petrobon, di San Quirino - c’erano il vicecomandante delle Truppe alpine generale di divisione Fausto Macor, il sindaco di Ragogna Mirko Daffarra e Dante Soravito De Franceschi, presidente della sezione Ana di Udine. Nel suo intervento il sindaco ha ricordato con toccanti parole il valore di quei alpini, ma anche l’importanza dell’Unione europea, che ha saputo garantire oltre 50 anni di pace. Daffarra ha poi ringraziato le penne nere del gruppo di Muris, che con il loro costante impegno garantiscono la pulizia, l’ordine e il decoro di questo luogo sacro per tutti gli alpini friulani.
È seguita la messa, celebrata dal cappellano della Brigata alpina Julia, don Giuseppe Ganciu, e accompagnata dalla corale Amici del canto”di Ragogna. Per l’occasione. il celebrante ha benedetto un fascio di ramoscelli d’ulivo, essendo la Domenica delle Palme, come segno di pace.
Fra le altre personalità presenti c’erano il prefetto Ivo Salemme, il vicesindaco di Udine Vincenzo Martines, l’assessore regionale Roberto Molinaro, con i consiglieri Paolo Menis e Enio Agnola, e l’assessore provinciale Adriano Piuzzi.
Hanno reso gli onori militari un picchetto armato e la fanfara della Julia, mentre al momento della deposizione delle corone di alloro ai monumenti, una tromba scandiva le note del “Silenzio” nel perenne ricordo di quelle penne nere che non sono tornate.
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