Gli amici: "In aereo non respirava"

Le testimonianze: dopo la caduta camminava, sembrava stare meglio

MORTEGLIANO. «Nessuno di noi si era reso conto della gravità delle sue condizioni finché non abbiamo parlato con il medico dell’ospedale a Istanbul: è incredibile come sia sopravvissuta ad un viaggio lungo ore». A tirare un respiro di sollievo è Nicola Bergianti, uno dei tre amici sub in viaggio con Michela Paulitti a Gibuti insieme con a Laura Benetti e ad Alessio Spagnul.

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«In barca dopo la caduta era dolorante – racconta Bergianti – ma si è alzata sola, camminava: chi poteva immaginare che avesse ben quattro costole rotte. In aereo ci siamo preoccupati perché faceva fatica a respirare ma anche in quel caso, non essendo medici, nessuno di noi aveva idea che stava rischiando un arresto cardiaco e di conseguenza anche la vita».

Gli amici di Michela sono rimasti con lei in ospedale a Istanbul tutta la prima notte, fino all’ultimo minuto possibile quando sono stati costretti ad andare in aeroporto per il volo di ritorno in Italia.

«Lasciarla lì, sola, spaventata e così provata fisicamente, è stato durissimo – racconta Laura Benetti –: grazie al cielo c’era una connessione internet nell’ospedale che ci ha permesso di starle vicino attraverso il telefono e le chat». «Vedere di persona l’ospedale in cui l’avevano ricoverata d’urgenza, lo Yedikule Hosiptal for Chest and Thoracic surgery, ci ha rincuorato: è un centro specializzato, il medico parlava inglese, è stato attento ed efficiente».

Se Michela non fosse rientrata in Italia entro pochi giorni, i tre amici avevano già trovato volo e hotel per tornare da lei a Istanbul. (f.g.)

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