Gli artigiani: la crisi perdura ma ci sono segnali di ripresa

UDINE. Più liquidità, meno indebitamento bancario e più export: sono questi alcuni tra i segnali positivi per l'artigianato della provincia di Udine, nonostante il settore stia attraversando il settimo anno di crisi consecutivo.
È quanto risulta dalla 15ª indagine congiunturale sul comparto realizzata da Confartigianato Udine in collaborazione con l'Irtef e presentata oggi nel capoluogo friulano dal presidente Graziano Tilatti e dal responsabile dell'ufficio studi, Nicola Serio.
Basata sulle interviste a 604 imprese artigiane contattate dal 26 giugno al 10 luglio, l'indagine conferma «la crisi che il settore sta attraversando da sette anni a questa parte - ha spiegato Tilatti - ma lascia intravedere anche timidi segnali positivi, come la fiducia degli imprenditori nella competitività della propria impresa: per otto artigiani su 10 la media è alta, ma per la stessa percentuale, invece, è molto bassa la fiducia nella competitività del sistema economico italiano».
Raddoppiano le imprese che esportano, «passando dal 6 al 12% - ha spiegato Serio - e nel manifatturiero, in particolare, quasi il 30% degli artigiani esporta». Dopo sette semestri di crescita ininterrotta è calata la quota delle imprese con indebitamento bancario medio-alto e le relazioni con le banche paiono essere migliorate.
Ci sono previsioni di stabilità occupazionale per nove aziende su 10 nel secondo semestre dell'anno. «Tuttavia - ha detto Serio - l'uscita dal tunnel non è ancora visibile; dal 2008 a oggi sei artigiani su 10 hanno visto calare il proprio giro d'affari e solo quattro hanno mantenuto o aumentato il fatturato.
Anche nel primo semestre del 2013 - ha aggiunto - l'andamento dei principali indicatori aziendali è rimasto negativo». Il settore più penalizzato è quello dei servizi. Tra le richieste delle imprese artigiane, «no all'aumento dell'Iva e sì alla riduzione della pressione fiscale - ha concluso Serio - e anche una revisione del sistema dei Distretti in regione».
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