Gli elettori sempre presenti (fin dal 1946)

Udine, Luigi Degano e Paolo Maiero votarono la prima volta nel referendum su Monarchia o Repubblica

UDINE. Per entrambi la prima volta fu quasi settant’anni fa. Si votava per l’Assemblea Costituente e per il referendum. «Monarchia o Repubblica?», ci si chiedeva quel 2 giugno 1946. Da allora Luigi Degano, 86 anni, e Paolo Maiero, quasi 89, continuano a votare. Entrambi lo fanno, seppure da posizioni politiche lontane, se non antitetiche. Entrambi uniti dalla convinzione che il voto «sia diritto e dovere di ciascun cittadino».

Sono da poco passate le 11 quando Luigi Degano, cravatta rossa e occhiali da sole sfumati, scende le scale della scuola Dante Alighieri. Ha appena votato al seggio 12. «Sarà settant’anni che lo faccio», dice con fierezza.

«Sono stato rappresentante di lista per il partito monarchico e per il Movimento sociale italiano, poi ho fatto lo scrutatore fino ai primi anni ’90», aggiunge. Ricorda ancora Degano: «C’ero anche quando Almirante venne a Udine per il suo comizio al San Giorgio. Che tempi...». Il ricordo non lo distrae dal presente. «Guardi – dice, indicando la strada – sono venuto da solo a piedi e ho visto che in via Ippolito Nievo e via Romeo Battistig bisogna sistemare il manto stradale».

Non molla nemmeno Paolo Maiero che, stampelle alle mani, si è fatto accompagnare dai nipoti. Sorride mentre, verso le 17, esce dal seggio di Cussignacco: «Penso di aver votato ancora dalla parte giusta». E aggiunge: «Purtroppo mia moglie non è potuta venire perché non sta troppo bene».

Anche lui, il primo turno delle comunali, era stato costretto all’astensione per problemi di salute. «Ma oggi ce l’ho fatta», dice con orgoglio. «Vede – spiega – è importante venire a votare. Da partigiano ho combattuto per poter poterlo fare». Il signor Maiero ricorda: «Quella volta mi catturarono i tedeschi, ma riuscii a fuggire». Dopo la liberazione e il voto per la Repubblica, il tentativo di cercare fortuna all’estero.

«Andai in Argentina ma rimasi solo quattro anni per tornare vicino alla mia famiglia». Per trentacinque anni commerciante in un negozio di ferramenta in viale Trieste. Poi, la pensione. «Adesso io e mia moglie viviamo con 1250 euro al mese. Sono sempre gli stessi a pagare», bofonchia.

Eccoli, il “monarchico” e il “repubblicano”. Stessa tempra, ma, c’è da giurarci, opposta croce nell’urna.

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