Gli esperti 50 anni dopo l’alluvione: il Tagliamento è sempre un pericolo

LATISANA. Un evento che, anche a distanza di cinquant’anni, gli esperti definiscono ancora “eccezionale”, i cui tempi di ritorno rimangono indefinibili. Ma tant’è che l’alluvione che ha devastato la Val Canale a fine agosto del 2003 ha visto cadere la stessa quantità di acqua che nel 1966 provocò la seconda alluvione del fiume Tagliamento. Per altro nello stesso breve periodo.
Dettagli tecnici illustrati venerdì sera dagli esperti meteorologi dell’Osservatorio meteo dell’Arpa regionale, ospiti di un convegno promosso dall’amministrazione comunale di Latisana nell’ambito della rassegna “1965/1966 un bagno di fango - Latisana non dimentica”, una serie di eventi ideati dal Comune di Latisana, perché a cinquant’anni dalla seconda alluvione la questione della messa in sicurezza del tratto basso del fiume Tagliamento non resti accantonata in qualche cassetto, che vedranno l’evento conclusivo nella manifestazione di piazza del prossimo 4 novembre (anniversario dell’esondazione del fiume). «I progetti ci sono, da oltre quarant’anni, così come i fondi per realizzarli, eppure una soluzione definitiva ancora manca – ha voluto ribadire il sindaco di Latisana, Daniele Galizio in apertura del convegno – noi vogliamo rialzare l’attenzione sulla questione perché abbiamo la percezione che per “qualcuno” il problema non esista più».
Se spiegare l’alluvione del 2 settembre 1965 per gli esperti è stato tutto sommato semplice, come illustrato da Marcellino Salvador dell’Osmer e le si può attribuire un tempo di ritorno di 30/40 anni, lo stesso non si può dire per l’evento del 4 novembre 1966, quando sui 2.500 chilometri quadrati del bacino del Tagliamento, in un periodo relativamente breve caddero qualcosa come 400 millimetri di pioggia, «come 10 laghi di Sauris» ha voluto rendere l’idea il meteorologo, confermano che al Tagliamento bastano 24 ore di pioggia eccezionale per esondare.
Eventi non così difficili da verificarsi – ha confermato il direttore dell’Osmer, Stefano Micheletti – perché il clima si sta velocemente modificando anche in Friuli, dove sono scomparsi i grandi ghiacciai alpini, la temperatura media si è alzata di quasi 2 gradi in cent’anni, con un’accelerata negli ultimi decenni e le piogge di un anno ormai sono concentrate nei pochi mesi autunnali, con eventi di un’intensità mai vista anni prima.
Mutamenti illustrati da Filippo Giorgi, direttore della sezione di fisica della terra, del centro internazionale di fisica teorica di Trieste.
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