Gli esperti: «Disgrazie evitabili con un po’ di attenzione»

di Guido Surza UDINE Anche a detta degli esperti del soccorso, fiumi e laghi sono più pericolosi del mare per quanto riguarda i rischi della balneazione. E questo al di là del destino, della...
Cividale 27 Giugno 2011. Ragazzo annegato nel Natisone. Telefoto Copyright Foto PFP
Cividale 27 Giugno 2011. Ragazzo annegato nel Natisone. Telefoto Copyright Foto PFP

di Guido Surza

UDINE

Anche a detta degli esperti del soccorso, fiumi e laghi sono più pericolosi del mare per quanto riguarda i rischi della balneazione. E questo al di là del destino, della situazione imprevedibile e di possibili patologie che la persona non conosce di se stessa.

Sulle due tragedie nei fiumi friulani ecco i pareri del dottor Elio Carchietti, direttore del 118 servizio di emergenza regionale, e di Marco Carlini, fiduciario provinciale della sezione Salvamento della Federnuoto.

«Bisogna fare attenzione a due aspetti – spiega Carchietti –: se escludiamo eventuali patologie di cui uno è portatore e non lo sa. Un incidente del genere può essere attribuito al tipo di bagno che una persona fa solo per due motivi. Il primo è riconducibile all’acqua del fiume, alle correnti fredde: due parole (correnti e fredde) che insieme fanno esaurire rapidamente la forza fisica, specie a chi non è preparato dal punto di vista natatorio. Altro aspetto: la corrente spinge senza dare pause, portando all’annegamento. La seconda causa è chiamata idrocuzione: si tratta della sincope determinata dall’improvvisa variazione della temperatura corporea, in senso negativo verso il freddo. Questo più facilmente si verifica se la persona si è scaldata al sole o ha svolto attività fisica come corsa, calcetto, beach volley eccetera».

Un altro aspetto sottolineato dal dottor Carchietti responsabile regionale del 118 è «la predisposizione alla sincope determinata dallo stato di digestione in atto: bisogna aspettare almeno tre ore prima di andare in acqua, perché partono dei riflessi, proprio dagli organi inferiori del corpo, che possono portare a una progressiva riduzione della frequenza cardiaca fino all’arresto cardiaco; e si tratta di un arresto per asistolia con possibilità di recupero estremanente ridotte».

Da parte sua Carlini, fiduciario del Salvamento Fin, parla di «disinformazione dal punto di vista della sicurezza balneare sia per i fiumi che per l’acqua in generale. La gente è poco informata su cosa deve o non deve fare quando fa il bagno. Credo che entrambe le disgrazie avvenute lunedì si sarebbero potute evitare – spiega Carlini –. Bisognerebbe andare al fiume soltanto in posti in cui si tocca, perché il fiume crea vortici, mulinelli che portano sotto anche se la persona è esperta e dai quali è difficile riemergere. Idem per i laghi. Se pensiamo al Tagliamento, è pericoloso nelle buche: anche se l’acqua sembra calma, ci sono correnti che tirano giù. Per esempio, questo in mare succede soltanto alle foci del Tagliamento nell’incrocio delle due acque di mare e fiume: si creano i mulinelli».

Consigli? «Farsi un corso per avere minimo di autonomia in acqua: sembrerà banale, ma è importante. Ma poi bisogna informarsi sul lugo della balneazione. Se si è al mare bisogna leggere bene le ordinanze, obbligatoriamente esposte. Per i fiumi, esistono le ordinanze balneari comunali, ma non sono obbligatorie né nell’emissione né nell’esposizione. È a discrezione dei Comuni. In ogni caso, è sempre importante conoscere il luogo perché ci sono stati incidenti con persone tuffatesi anche dopo essersi termoregolati, ma che non conoscendo i fondali sono incappati in sassi o altro».

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