Gli immigrati “fantasma” e la truffa delle pensioni

In Friuli avevano fissato per davvero la propria residenza e i requisiti per ottenere l’assegno sociale, almeno sulla carta, sembravano esserci tutti. Quando però, chi per un motivo e chi per l’altro, avevano deciso di tornarsene nei rispettivi Paesi d’origine, si erano ben guardati dal darne comunicazione all’Insp. Continuando così a percepire il beneficio, per un valore massimo di 450 euro al mese, in barba alla norma che, va da sè, ne prevede la sospensione in caso di allontanamento dall’Italia. A portare alla luce l’inganno sono state le indagini avviate nel maggio del 2013 dalla Guardia di Finanza. Nella rete delle denunce sono finiti 24 stranieri, con residenza fittizia a Udine e in diversi altri comuni della provincia, da Lignano a Tarcento, e per un danno complessivo di 385.904 euro.
La legge e i sussidi
L’operazione è stata coordinata dal Nucleo speciale spesa pubblica e repressione frodi comunitarie delle Fiamme gialle ed è frutto della collaborazione tra la Guardia di Finanza e l’Inps. Gli accertamenti sono partiti dall’analisi dei dati messi a disposizione dall’Istituto di previdenza sui fruitori dell’assegno. La norma che ne stabilì l’estensione anche agli immigrati, purchè con un’età superiore ai 65 anni e in situazioni di particolare disagio economico, risale al 2000, quando al Governo c’era Giuliano Amato. Nove anni dopo, l’allora premier Berlusconi abrogò la legge, introducendo un tempo minimo di dieci anni di soggiorno per poter usufruire del sussidio. L’incrocio con le altre banche dati e le informazioni della Finanza ha permesso di scremare le diverse posizioni e arrivare all’individuazione dei potenziali truffatori.
Controlli in tutta Italia
Ed è proprio dei reati di truffa o malversazione che dovranno rispondere anche i 24 immigrati segnalati alla Procura dai reparti della Guardia di Finanza di Udine impegnati nei controlli. Tutti “furbetti”, quindi, e convinti di poter continuare a incassare la pensione a vita, pur avendo abbandonato l’Italia o, come precisa la norma, essendosene assentati per più di 30 giorni consecutivi, senza avvisare chi di dovere (il che avrebbe fatto scattare la sospensione temporanea del beneficio). Senza la “stretta” sulle pensioni sociali, insomma, gli accrediti in conto corrente sarebbero proseguiti a oltranza, con conseguente impoverimento per le casse previdenziali. All’individuazione degli illeciti - tutti segnalati anche alla magistratura contabile -, invece, è corrisposto l’immediato blocco delle erogazioni. In Italia, gli stranieri finiti nei guai sono stati complessivamente 325, per un danno accertato pari a 4,5 milioni di euro. Lo stop degli assegni a chi non ne ha più titolo consentirà all’Inps un risparmio calcolato in circa 2 milioni di euro l’anno.
Il più furbo a Nimis
Assai eterogenea la provenienza degli immigrati denunciati in Friuli: 6 arrivavano dal Marocco, 5 dall’Albania, 3 dall’Argentina, 2 dalla Romania e gli altri da Armenia, Russia, Cuba, Repubblica Dominicana, Macedonia, Croazia, Venezuela e Perù. Il più “fortunato”, un croato con finta residenza a Nimis, è riuscito a intascare quasi 64 mila euro. Notevoli anche le pensioni percepite nel tempo da un armeno di Terzo d’Aquileia (42.099 euro), un venezuelano di Tarcento (41.671), un marocchino di Remanzacco (37.377), un peruviano di Castions di Strada (32.987) e un argentino di San Daniele (30.321).
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