Gli incarichi? Dati in fretta e pagati poco

Inchiesta sulle consulenze per la Terza corsia: ecco perchè il pm chiese l’archiviazione per il dg di Autovie Venete, Razzini

UDINE. «L’urgenza era reale ed è quindi ragionevole supporre che le modalità di scelta del consulente da parte del Rup furono irrituali e frettolose, per far fronte a impegni impellenti e non per favorire l’avvocato Marco Monaco». Di più. A dimostrare come la questione fu affrontata «con una certa superficialità e leggerezza» c’è anche il fattore economico.

«Se parametrate alle somme in gioco per la Terza corsia, quelle erogate al legale romano sono ben poca cosa». Ecco perchè accusare Enrico Razzini di abuso d’ufficio non ha alcun senso. Parole e musica del pm Federico Frezza, cioè del magistrato triestino che aveva posto sotto inchiesta il direttore generale di Autovie Venete. E che, meno di due mesi dopo, aveva chiuso le indagini presentando al gip istanza di archiviazione del procedimento (accolta a metà gennaio).

Smontato il dossier ministeriale. Insussistenza del reato e assenza di qualsiasi prova del dolo la conclusione cui la Procura era approdata sia per Razzini, sia, a maggior ragione, per l’allora commissario per l’A4 Riccardo Riccardi, a sua volta finito sul registro degli indagati per la medesima ipotesi di reato, in relazione a un ulteriore incarico (il terzo) allo stesso avvocato romano.

Una bocciatura a tutto campo, insomma, rispetto alle pesanti riserve che l’ispettore ministeriale Antonio Onorato aveva esternato nella relazione sull’operato della struttura commissariale. Erano stati proprio i dubbi sollevati dal funzionario romano a mettere in moto la macchina investigativa della magistratura penale e di quella contabile.

Le competenze del Rup. Tre le violazioni contestate nel capo d’imputazione a Razzini per le consulenze affidate il 9 febbraio 2009 e il 28 ottobre 2010, per un compenso complessivo di 90 mila euro (40 mila prima, altri 50 mila poi). Innanzitutto, la competenza sull’attribuzione degli incarichi: in tesi d’accusa, un affare del Commissario e non del Rup. Facendo proprie le argomentazioni del difensore, avvocato Luca Ponti, il pm ha convenuto sull’entrata in vigore del relativo decreto diversi mesi dopo gli affidamenti dei due incarichi.

Un curriculum vincente. La questione più spinosa riguardava la mancata verifica «dell’inesistenza all’interno della Pubblica amministrazione di soggetti in possesso della specifica professionalità». Prima di ricorrere a consulenti esterni, in altre parole, si sarebbe dovuta accertare la «carenza o inadeguatezza» dell’organico societario. A farlo è stato lo stesso pm, convocando l’avvocatessa che Autovie aveva “imprestato” alla struttura commissariale.

Decisive le sue dichiarazioni. «Assorbita com’ero in Autovie - aveva detto al magistrato -, ero stata distaccata per un solo giorno a settimana. Quanto alle mie competenze, non aveva alcuna esperienza in diritto amministrativo. Non avrei potuto svolgere il lavoro affidato all’avvocato Monaco nè quantitativamente, nè qualitativamente». Da qui, la conclusione del pm. «È ovvio - si legge - che l’esigenza di disporre di una risorsa in più era reale».

Compensi irrisori. Il che non basta ancora a spazzare via il sospetto di avere comunque favorito un privato. Ricordando l’obbligo di pubblicazione sul web, con la terza ipotesi il pm contestava appunto il mancato interpello di altri candidati. A scagionare il direttore di Autovie, in questo caso, è la cronologia dei fatti. Razzini fu nominato Rup il 6 ottobre 2008 e il primo incarico dell’avvocato Monaco, pur riportando la data formale del 9 febbario 2009, lo vide operativo già dal 1° novembre 2008.

«Il che significa - ha concluso Frezza - che l’urgenza era reale». Provata anche l’assenza del dolo. «A fronte di un’opera che costerà 2 miliardi di euro - scrive il pm - le somme erogate all’avvocato Monaco sono ben poca cosa: è logico che la questione sia stata affrontata con una certa superficialità». Ed è proprio l’esiguità delle somme concordate a porre una pietra tombale sull’ipotesi dell’abuso. «Davvero modeste - la conclusione - se comparate con il rilevante impegno richiesto e con i redditi percepiti dall’avvocato Monaco».

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