Gli infermieri scendono in piazza: "Siamo stanchi di essere sottopagati e trattati come numeri"

UDINE. Stanchi di essere trattati come numeri, di essere poco riconosciuti dal punto di vista professionale, di essere sottopagati. Anche a Udine, come in molte altre città italiane, il Movimento nazionale infermieri è sceso in piazza con cartelli e palloncini rossi per manifestare tutta la propria frustrazione verso il sistema sanitario (nazionale e regionale).
Una ventina le persone presenti, sotto una pioggia battente, in piazza San Giacomo. «Siamo qui – racconta il referente locale Ivo D’Angelo – per rivendicare i nostri diritti, con le criticità della nostra professione che sono emerse ancora con più forza in seguito alla pandemia di Covid-19.
Da parte del governo si susseguono promesse che puntualmente non vengono mantenute. Al contrario, aumentano gli oneri e la professione viene sempre più sfruttata, demansionata e sottopagata».
Il programma che il Movimento, che a Udine e provincia conta su 370 aderenti, porta avanti (si tratta di un gruppo apartitico e asindacale) riguarda l’uscita dal comparto e la stipula del primo contratto esclusivo per l’infermiere, con il superamento del vincolo di esclusività, l’adeguamento dei salari e delle indennità, l’equiparazione dei diritti dell’infermiere dipendente della pubblica amministrazione da quello impiegato in enti privati.
«Nel settore sanitario – aggiunge D’Angelo – servono programmazione e prevenzione: non si può correre ai ripari durante un’emergenza, bisogna fare di tutto per riuscire a essere preparati per affrontare ogni evenienza».
Jennifer Millia lavora al Pronto soccorso di Cividale: «Non c’è rispetto né per i nostri diritti né per le nostre priorità. Ci sentiamo trattati come numeri».
Critico anche Massimo Simonetti del reparto di Medicina d’urgenza a Udine: «Basta fare propaganda sulla pelle degli infermieri, le promesse vanno mantenute».
A sostegno della battaglia degli infermieri si schiera anche l’Ordine, come conferma il presidente Stefano Giglio: «La nostra categoria, ancor di più dopo quello che è accaduto con il Covid, merita rispetto e riconoscenza, per aver messo in campo competenze e conoscenze. Condividiamo le rivendicazioni della categoria». —
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