Gorizia, chiuse 300 imprese negli ultimi cinque anni

Il presidente isontino di Confartigianato, Ariano Medeot, lancia l’allarme: ci sono troppe tasse e la ripresa non ce la fa a decollare

GORIZIA. Oltre 300 imprese artigiane perse nell’arco degli ultimo lustro. Ecco l’impietoso e impressionante computo numerico che certifica la crisi di un settore che fino a pochi anni fa rappresentava una realtà trainante, occupazionale ed economica, della provincia di Gorizia. Una realtà che rischia di scomparire e con essa tantissime competenze e abilità che gli artigiani goriziani e isontini hanno coltivato e preservato per decenni.

Nella prima metà del 2013 si era riacceso, per la verità, anche qualche flebile barlume di speranza come conferma il presidente provinciale di Confartigianato Ariano Medeot anche se l’impegno e il coraggio di tanti artigiani e piccoli imprenditori si scontrano, oltre che con gli effetti della crisi, anche con i pesanti vincoli imposti dalla tassazione, compresa la tanto discussa Imu, e con le difficoltà per l’accesso al credito.

Insomma, al momento la ripresa appare ancora lontana. «I problemi sono ancora tantissimi e sappiamo che anche altre imprese nei prossimi mesi non ce la faranno ma il settore sta cercando di sopravvivere – sottolinea Medeot -. Anzi, alcune imprese artigiane sono ripartite, soprattutto quelle manifatturiere più strutturate e che hanno un’attività con prospettive internazionali. Ma la maggior parte delle realtà artigianali di Gorizia e provincia ha un ambito prevalentemente locale ed è chiaro che in questo contesto si registrano le maggiori difficoltà a riprendersi».

«Del resto - prosegue - il trend degli ultimi anni è stato quello di un inesorabile calo. I dati che abbiamo presentato proprio in questi giorni alla Camera di commercio indicano che le iscrizioni all’elenco delle imprese artigiane (comprese le piccole imprese con meno di 15 dipendenti) sono diminuite costantemente nell’arco degli ultimi 4-5 anni: ne sono sparite almeno 300. La nostra impressione è che la fase della caduta libera sia finita e come detto qualche segnale incoraggiante c’è, tuttavia la situazione è sempre grave. Certo, ci sono ancora alcune eccellenze ma altre aziende purtroppo sono destinate a chiudere».

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