Gorizia piange il suo “Dan Peterson”

Il ricordo di Jim Mcgregor, colonna del basket isontino. Sfiligoi: un cittadino del mondo, che amava tanto la nostra città

GORIZIA. «Un personaggio unico, un cittadino del mondo che aveva subito imparato ad amare questa città. Per me era come un padre, mi volle in prima squadra a 16 anni. E dal punto di vista cestistico era avanti di trent’anni». Così l’attuale presidente dell’Ugg e storica colonna del basket goriziano Moreno Sfiligoi ricorda il suo maestro Jim McGregor.

La notizia della scomparsa a 91 anni dell’allenatore americano che fu a lungo sulla panchina della Pallacanestro Gorizia (dal 1970 al 1973 e poi dal 1978 al 1981) centrando anche un’indimenticabile promozione in A1 nel 1980 ha toccato profondamente Sfiligoi.

Moreno mosse i suoi primi passi nella pallacanestro che conta proprio sotto la guida del “gitano rosso” come veniva soprannominato l’estroso coach, per la sua vocazione alla vita da zingaro, la sua voglia di sentirsi cittadino del mondo e per il colore dei capelli (che peraltro durante la sua permanenza goriziana erano ormai praticamente scomparsi).

Una libertà di pensiero che emergeva anche dal suo credo cestistico, fatto di velocità e libertà di movimento, e dal pittoresco modo di esprimersi in italiano, che oggi definiremmo un po’ in stile Dan Peterson, ma con un tocco in più fatto di arguzia, creatività e spirito dissacrante.

«Jim è stato un grande sia sotto il profilo umano che professionale – ricorda Sfiligoi -. Un uomo di cultura che aveva vissuto esperienze in tutto il mondo, sapeva parlare italiano, spagnolo, tedesco, francese, ha allenato la nazionale italiana negli anni 50, comprese le olimpiadi di Melbourne ma proprio qui a Gorizia aveva trovato il contesto ideale per sviluppare il suo gioco. Contropiede, velocità, pochi palleggi e passaggi per segnare subito. Insegnava a leggere il gioco più che ad eseguire degli schemi. In pratica l’unico gioco a metà campo applicato era lo “schema Ucla” mutuato da Wooden in California. Con lui si vide il primo esempio di “passing game” e in più sapeva motivare in modo straordinario i suoi giocatori».

«Nel 1978 – continua Sfiligoi - non esitò a chiamare in prima squadra ragazzini come il sottoscritto, Valentinsig, Soro, da affiancare ad altri giovani come Premier e Ardessi. Un’età media che era la più bassa del campionato eppure con Jim riuscimmo a centrare il traguardo della serie A1 mostrando un gioco spettacolare e apprezzato in tutta Italia. Per la mia crescita cestistica fu fondamentale. Mi faceva allenare ogni giorno contro Roscoe Pondexter e questa fu una “scuola” che mi permise poi di essere considerato uno dei migliori difensori della serie A. Era sempre di buon umore ed era un grande amante delle donne, in particolare se prosperose. All’epoca aveva una fidanzata a Parigi e appena poteva la raggiungeva in aereo. L’ultima volta era venuto a Gorizia una decina d’anni fa. Una bellissima rimpatriata con tutti i suoi ex “allievi».

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