Governo, Cristiana Compagno e quel ministero sfumato

UDINE. Ministro dell’Istruzione “in pectore” per qualche giorno, scelta personalmente da Carlo Cottarelli per la sua – ormai tramontata – squadra di Governo prima che M5s e Lega trovassero l’accordo finale in grado di dfare partire il loro “esecutivo del cambiamento”.
È la storia, molto recente, di Cristiana Compagno, ex rettrice dell’università di Udine e presidente di Mediocredito Fvg, che per un po’ è stata, davvero, a un passo dall’entrare al Governo.
«Sono stata contattata a inizio settimana – racconta Compagno – direttamente da Cottarelli che, onestamente, non conoscevo personalmente mentre facevo lezione a Pordenone.
Mi ha detto che avrebbe voluto affidarmi la guida del ministero dell’Istruzione e dell’Università del Governo tecnico che il presidente della Repubblica aveva intenzione di fare nascere per traghettare il Paese alle elezioni. Ho temporeggiato, ma poi ho accettato e ho preso un treno per Roma.
Sono una donna delle istituzioni, al servizio delle istituzioni e sarebbe stato un onore servire, anche se per poco, il mio Paese».
Compagno trascorre nella capitale praticamente tutta la settimana. A seconda dei giorni, anzi delle ore, Cottarelli sembra più vicino e poi più lontano a palazzo Chigi fino a quando non diventa una chimera.
«Il Governo tecnico sarebbe stata l’extrema ratio per uscire dalla stasi in cui era precipitata l’Italia – spiega l’ex rettrice – perché sarebbe nato senza legittimazione popolare e, molto probabilmente, anche privo del sostegno dei due rami del Parlamento.
Sarebbe servito soltanto a portare l’Italia alle urne attraverso una transizione ordinata. Quella del Governo politico è, in assoluto, la soluzione migliore».
Un ministero mancato, insomma, per Compagno e a molti questa potrebbe sembrare l’occasione della vita sfumata sul filo di lana.
Non però per la docente friulana. «Sono molto onorata e grata a Cottarelli – conclude – e alla presidenza della Repubblica per aver pensato a me come potenziale ministro tecnico.
Ma resto volentieri a fare il professore universitario e ai miei ritmi che, dopo gli anni da rettore e poi da presidente di Mediocredito Fvg, avevo ormai perso. Se mi hanno chiesto di entrare nel Governo M5s-Lega? No e comunque sarebbe stato impossibile e non avrei mai accettato.
Non essendo schierata da una parte o dall’altra avrei potuto essere parte soltanto di un esecutivo tecnico, mai di un Governo politico».
Niente da fare, quindi, per Compagno e nemmeno per il Fvg che ancora una volta resta a bocca asciutta nella composizione di un Governo nazionale. Privo di rappresentanti nell’esecutivo a differenza, ad esempio, del Veneto che si porta a casa tre ministri: Riccardo Fraccaro, Erka Stefani e Lorenzo Fontana.
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