«Gradisca deve dire no alla riapertura del Cie»

Elezioni: Linda Tomasinsig, candidata sindaco del Pd, svela il suo programma «Le fasce più deboli dovranno essere al primo posto delle politiche sociali»
Bumbaca Gorizia 18.06.2009 Gradisca, nuova giunta - Foto di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 18.06.2009 Gradisca, nuova giunta - Foto di Pierluigi Bumbaca

GRADISCA. «Credo di poter intercettare la voglia di cambiamento di tanti miei concittadini». Si conclude con Linda Tomasinsig il giro di interviste con i candidati sindaco del Pd. L’assessore ai Servizi sociali domenica sfida alle primarie Sergio Bianchin e Paolo Bressan (quest’ultimo oggi alle 19.30 incontra elettori da “Zaira” in via Roma).

Linda Tomasinsig, è la candidata più giovane ma è anche un amministratore uscente. Cosa l'ha spinta a correre per la carica di sindaco? Sente di essere più un elemento di novità o di continuità?

«L’uno e l’altro. I 5 anni di esperienza come assessore fanno parte del mio bagaglio e ne vado orgogliosa perchè tanti obiettivi sono stati raggiunti. Al tempo stesso mi appresto a vivere quest’avventura con il desiderio di interpretare il desiderio di cambiamento che mi hanno trasmesso tanti concittadini. Il che non significa rivoluzionare tutto, ma trovare risposte diverse».

Oltre che giovane, potrebbe diventare anche il primo sindaco “rosa” della città. Può favorirla o no?

«Essere giovane e donna è qualcosa che di per sé non comporta né vantaggi né svantaggi. Contano le idee e i bisogni della gente. E io ho incontrato parecchie persone che mi comunicano la necessità di risposte concrete, di prospettive diverse per affrontare la difficile fase che stiamo vivendo».

Il cambiamento da dove parte?

«Dalle persone. Ho la fortuna di avere a fianco un gruppo di persone giovani, entusiaste, preparate e non necessariamente tutte riconducibili al partito. Persone che come me sentono che è il momento giusto per impegnarsi. Vorrei dare loro la possibilità di valorizzare le rispettive competenze. Solo attraverso il coinvolgimento delle persone si può favorire la partecipazione e la crescita di una comunità».

Dal suo osservatorio privilegiato di assessore al welfare, cos’è oggi Gradisca?

«È una cittadina con un ruolo importante per storia e baricentricità. Ma che negli anni è cambiata parecchio. Tante le famiglie nuove, con le loro problematiche. Non devono rimanere escluse. Tanti anche i piccoli imprenditori e commercianti in difficoltà. Ed è anche una cittadina che ha subito gli effetti di dinamiche più grandi di lei: la grande distribuzione, l’impatto di Cie/Cara. È ora di trovare la nostra strada».

Che sfide attendono la Fortezza?

«La prima, forse, è di diventare protagonista di forme di aggregazione fra comuni per la gestione dei servizi. Vogliamo dire la nostra sul Castello e le caserme, favorire condizioni di ripresa per commercio e artigianato.

E dire no alla riapertura del Cie e all’ampliamento del Cara. Ovviamente le fasce più deboli e le famiglie dovranno essere al primo posto delle politiche sociali».

Luigi Murciano

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto