Gratta e vinci rubati chiesto il giudizio per due commesse

UDINE. A incastrarle erano stati i filmati delle telecamere installate dai carabinieri nelle due edicole di Udine e Monfalcone per le quali il proprietario aveva denunciato ammanchi di cassa per decine di migliaia di euro: sorprese a giocare con i “Gratta e vinci” destinati alla vendita, quattro commesse erano così finite sotto inchiesta, per l’ipotesi di reato di furto aggravato dall’abuso della prestazione d’opera.
Chiuse le indagini preliminari e confermato il capo d’imputazione anche dopo l’interrogatorio davanti ai militari del Nucleo investigativo, in questi giorni la Procura ha chiesto al gip il rinvio a giudizio di entrambe le donne che avevano lavorato a Udine. Si tratta di Margherita D’Anna, 48 anni, di Udine, e di Stefania Carbone, 38, di Gonars. La data dell’udienza preliminare sarà fissata a breve. Per le altre due, una 45enne residente a Gorizia e una 49enne di San Canzian d’Isonzo, il magistrato ha stralciato il procedimento e disposto la trasmissione degli atti alla Procura del capoluogo isontino.
Gli accertamenti condotti dai carabinieri comandati dal capitano Fabio Pasquariello, sulla base della denuncia sporta dall’imprenditore udinese titolare di entrambe le edicole, hanno quantificato in circa 40 mila euro l’ammontare del “buco” del quale si sarebbero rese responsabili le due friulane. Il grosso dell’ammanco - che il denunciante aveva inizialmente stimato in qualcosa come 300 mila euro - riguarderebbe quindi l’edicola “gemella” di Monfalcone. Ma a fare la differenza, nei calcoli degli investigatori, sarà l’esatta indicazione del periodo in cui i furti sono stati commessi. Alla D’Anna e alla Carbone, intanto, il pm Lucia Terzariol ha contestato un arco temporale che va dal 2010 alla metà del 2012 (la formalizzazione della denuncia risale all’11 maggio scorso).
Stando alla ricostruzione accusatoria, a sparire non erano stati soltanto blocchetti del “Gratta e vinci”, ma anche denaro contante dal registratore di cassa. I primi riscontri ai sospetti del proprietario delle due edicole - quella di Udine si trova all’interno di un centro commerciale a nord della città - erano arrivati dalla visione dei filmati girati dal sistema di videosorveglianza montato nei due punti vendita all’insaputa delle commesse. Le due friulane erano state per l’appunto immortalate nell’atto di utilizzare diversi biglietti.
Decisa a estendere il raggio delle indagini anche agli anni precedenti, la pm aveva tuttavia chiesto al gip l’archiviazione per il 2010, non disponendo di prove in grado di sostenere l’ipotesi accusatoria. Accogliendo l’opposizione del titolare, invece, il giudice aveva inglobato anche quel periodo e associato a loro il computo complessivo delle perdite su Udine.
Assistite dall’avvocato di fiducia Vincenza Desiato, del foro di Santa Maria Capua Vetere, già nell’interrogatorio le due friulane avevano respinto ogni addebito. «Se è vero che nella videoregistrazione sono viste nell’atto di grattare i biglietti - ha detto il legale -, è altrettanto vero che a fine giornata nel fondo cassa non mancava un solo centesimo. Spiace che al pm non sia stato consentito di svolgere ulteriori e più circostanziate indagini. Ma abbiamo le idee ben chiare su come siano andate le cose e ci rifaremo in udienza. Una cosa è certa: rispetto al periodo antecedente e per il quale manca qualsiasi elemento di prova, una delle due commesse non lavorava neppure in quell’edicola e l’altra era in maternità. Appare evidente - la conclusione del difensore - come si sia voluto scaricare su di loro la responsabilità di tutte le perdite».
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