«Grazie don Tarcisio, parroci così sono patrimonio di tutti»
UDINE. «Abbiamo tutti il dovere di difendere questo patrimonio dell’umanità». Il monito di Alberto Travain, presidente del movimento culturale “Fogolâr Civic”, non è riferito a un luogo o a un monumento. Invece, nella serata di venerdì, quella inaugurale della tre giorni di festa intitolata “Giovani per sempre”, il professor Travain parla proprio di don Tarcisio Bordignon, il sacerdote di San Pio X, in Baldasseria, che da sempre è vicino ai più bisognosi, accogliendoli nella sua parrocchia e lavorando instancabilmente per la loro integrazione nella comunità.
«Don Tarcisio è l’incarnazione del vero cristiano - dice Travain - perché prima di essere parroco è uomo». Il senso degli incontri che si sono svolti in questi giorni in via Mistruzzi gira sì attorno alla figura del parroco, che sta per varcare la soglia degli 83 anni, ma è anche e soprattutto occasione per discutere sul ruolo attivo degli anziani nella società. Per questo, l’altra sera, davanti a una piccola platea di fedeli, si sono alternate al tavolo dei relatori le voci di alcuni testimoni del passato, moderate dal decano del giornalismo udinese Mario Blasoni.
«Sono nato in una zona di confine e durante l’infanzia ho avuto tanta paura nei periodi di guerra, ma ricordo l’affetto dei miei nonni e gli insegnamenti di mio bisnonno che mi faceva imparare i nomi delle piante in latino, italiano, friulano, tedesco e sloveno, per essere sicuro che almeno in una lingua me li ricordassi».
Nella vita del maestro Alfredo Orzan in mezzo a tanta sofferenza emerge la tenerezza degli affetti, quelli che lui stesso consiglia di coltivare ai giovani d’oggi. Tra il pubblico c’è chi non manca di ricordare la figura di don Aldo Moretti, altro esempio di umanità che accompagna ancora, a distanza di undici anni dalla scomparsa, parole e gesti dei fedeli di San Pio X.
Magda Minotti, 67 anni di cui gran parte spesi nel mondo del volontariato, raccoglie la sollecitazione di Travain che chiede di lasciare un insegnamento ai giovani, raccontando di come si sente cambiata nel pensiero «grazie all’esperienza acquisita, che non mi fa avere la verità in tasca, ma mi fa essere più tollerante».
I ricordi del passato si accavallano, la guerra è sempre presente, ma alla fine emergono i valori di tenacia e solidarietà umana. Quelli protagonisti anche della giornata di ieri mentre stamane la messa delle 10.30 sarà dedicata ai nati nel 1930 - proprio come don Tarcisio - vivi o morti, questi ultimi ricordati con una fotografia da appendere all’”arbul dal trente” «perché il giovane corre veloce – conclude don Bordignon - ma l’anziano conosce la strada».
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