Grigoletti, i veterani contro la nuova scuola «Il progetto non va»

Chiara Benotti
Coro di no al progetto della nuova scuola “jolly” nel parco del liceo Grigoletti a Pordenone: pollice verso degli ex studenti che nel 1969 occuparono il Mattiussi per ottenere nuove aule in via Interna. Le hanno ottenute con la costruzione dell’attuale Grigoletti e le difendono a spada tratta: bocciano l’edificio sulla carta come un parallelepipedo ingombrante, i contestatori che non hanno perso la grinta dopo 51 anni.
«Uno sfregio allo skyline del Grigoletti – Giuseppe Vespo, Carlo Barchitta e altri compagni del 1969 vanno giù duro –. Il progetto va ripensato: alla luce dei nuovi paradigmi dell’architettura e della pedagogia del terzo millennio».
I lavori di demolizione del vecchio prefabbricato in via Interna, che farà posto alla nuova scuola sono previsti a breve dall’Uti del Noncello. «Progetto da 8 milioni di euro inadeguato a pochi metri dal Grigoletti: è il “nostro” edificio ex sede Mattiussi – va avanti Vespo –.Un monolite di tre piani con altri spazi interrati che è stato fortemente criticato da Roberto Gresleri, figlio dell’architetto che con Vernier progettò l’ex Mattiussi negli anni Settanta». «Il progetto dell’Uti Noncello è quello di un capannone industriale – è il giudizio di Gresleri –. L’architettura degli spazi educativi deve offrire un insegnamento a chi ci vive per apprendere, a partire dalla forma degli spazi e dalla luce. La nuova scuola progettata è di una pochezza assoluta: lascia perplessi». L’architetto pordenonese Stefano Pujati è critico:«Corridoio senza luce e l’edificio è lo specchio della scuola di 200 anni fa».
L’urbanista Vespo trova il progetto datato e osserva che si tratta di difendere un’opera significativa di architettura moderna pordenonese, progettata da Gresleri-Varnier. Secondo il dirigente emerito Sergio Chiarotto bisogna coinvolgere nella scelta del nuovo edificio il mondo della scuola, le organizzazioni professionali e i protagonisti della vita culturale cittadina. «La pandemia Covid-19 ci insegna a guardare avanti – evidenzia il sindacalista Flc-Cgil Zonta –: aule-laboratorio molto ampie e spazi flessibili». —
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