Grillo a Udine: li mandiamo tutti a casa FOTO VIDEO 1 - 2
UDINE. «Prodi se ne va umiliato. E anche la Bindi se ne va. Siamo alla resa dei conti». Beppe Grillo chiude il tour elettorale di 4 giorni in Friuli Venezia Giulia in piazza Venerio, davanti a 3.500, forse 4 mila persone. Tante quante lo avevano ascoltato il 7 febbraio scorso, sempre nello stesso luogo, sempre alle 9 della sera.
E quasi al termine del comizio, un’ora e un quarto, nonostante il leader del Movimento Cinque Stelle sia un po’ afono, annuncia alla folla: «Anche Bersani va verso le dimissioni». E la gente applaude, urla, si scatena. Grillo offre in pasto al suo popolo, in diretta (stavolta non serve neanche lo streaming), il funerale del Pd, il partito che esce distrutto dopo la bocciatura di Romano Prodi per il Quirinale, con più di 100 democratici che non lo hanno scelto.
Temi nazionali di strettissima attualità sono stati il leit motiv del comizio. L’ex comico, giubbetto blu e jeans, non le manda a dire, a tratti è durissimo con la classe politica. «Qua sono certo che non dovrò scappare - dice - come ha fatto ieri Berlusconi. Il Paese deve voltare pagina, stiamo facendo la rivoluzione culturale più grande della storia. Cinque partiti non ci sono più, è la resa dei conti, e noi abbiamo segnato tutto, ci ricorderemo tutto».
E poi è tornato a parlare della corsa al Colle. «La scelta è facile - ha urlato dentro il microfono - o votano Rodotà o quello che salva il c.... a Berlusconi. Noi non abbiamo mai rifiutato di collaborare con nessuno. Loro si chiudono dentro una stanza perchè hanno bisogno di un presidente di garanzia giudiziale. Ma come, avete una persona straordinaria come Rodotà, uno che ha un curriculum lungo da qui a laggiù, un uomo che a 80 anni sembra un ragazzo, si è messo a disposizione, ed è apprezzato da tutti gli italiani, ma perchè non lo votate? Ho scritto una lettera a Bersani, non mi ha risposto. Adesso proveranno con D’Alema. Ma D’Alema è uno snob, uno che si vanta di non avere il telefonino, di non sapere nulla del computer. Uno che fa l’elogio della penna stilografica, a cui non interessa il futuro. E soprattutto è l’uomo che ha consentito che Berlusconi esistesse in questi vent’anni. Ma se votano D’Alema è finita. E poi vogliono Amato (la folla fischia e ulula), che è stato il tesoriere di Craxi. Ma io credo che, alla fine, saranno costretti a votare Rodotà».
Quindi il leader del M5S è tornato a parlare di Governo e Parlamento. «Ci prendiamo noi la responsabilità del Paese in macerie - ha detto ancora -, basta che ci diano l’incarico di fare un Governo. Io a Napolitano l’ho chiesto. Mi ha risposto “non avete i numeri”. Ma in tre giorni porteremmo una lista di ministri che non possono rifiutarci. Ecco, e poi vengono a dire che la colpa dell’ingovernabilità è dei grillini. Le Camere sono bloccate, ma potrebbero operare e deliberare domani mattina. In mezz’ora si potrebbe cambiare il Porcellum, la legge elettorale: la si abroga e si torna a quello che c’era prima».
Infine ha rispolverato i cavalli di battaglia del Movimento: reddito di cittadinanza «perchè la gente non deve morire più, noi pensiamo alle persone e non alle cose», restituzione del finanziamento pubblico «abbiamo già ridato indietro 42 milioni di euro», Monte dei Paschi «da nazionalizzare, hanno fatto un buco da 21 miliardi di euro», pagamenti alle imprese in 60 giorni, via l’Irap e no all’aumento dell’Iva a luglio.
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