Gruppo Bernardi verso il concordato
RONCHIS. Si profila il concordato preventivo per il gruppo Bernardi di Ronchis. La notizia è stata comunicata ieri dalla proprietà alle parti sociali, che l’amministratore delegato Diego Di Tommaso ha ricevuto in mattinata, mentre l’esterno della sede era presidiato da un folto gruppo di dipendenti in sciopero.
Provenienti da tutto il Friuli Venezia Giulia, ma anche dal vicino Veneto, sono stati un centinaio i lavoratori che, tra commessi, responsabili di punti vendita e impiegati in cassa integrazione straordinaria, hanno raggiunto il quartier generale del gruppo. Tutti assieme, sotto i “vessilli” delle sigle sindacali di categoria, hanno urlato alla dirigenza i propri timori, misti a rabbia e amarezza, per la situazione di difficoltà in cui versa il gruppo friulano, che da mesi – da gennaio stando ai dipendenti – si è visto chiudere i rubinetti dal partner Coin.
ll colosso dell’abbigliamento ha bloccato le forniture della merce non essendosi visto liquidare le fatture da Bernardi che, presa nelle sabbie mobili di una situazione economico-finanziaria a dir poco critica, vanta debiti anche nei confronti degli stessi lavoratori, senza stipendio dallo scorso mese di febbraio. «Vergogna» è stato il grido indirizzato a più riprese dalle commesse verso la sede, mentre molti striscioni denunciavano, muti, i loro sentimenti «La Bernardi è nata grazie a un grande imprenditore. Voi dove siete?», si leggeva su uno dei tanti messaggi appesi a margine dell’A4 e indirizzati, evidentemente, a Diego Di Tommaso e alla sorella, succeduti al padre Riccardo alla guida del gruppo.
L’amministratore delegato, come detto, ieri ha incontrato i sindacalisti ed ha delineato lo scenario dei giorni a venire. «Stanno cercando imprenditori per cedere i negozi in affitto – ha fatto sapere Francesco Buonopane di Filcams Cgil Udine – e contestualmente intendono chiedere al tribunale l’ammissione al concordato preventivo». Sull’entità dei debiti l’impresa è rimasta cucita.
«Spero ne sapremo di più il 12 aprile – ha aggiunto il sindacalista –, giorno in cui dovremmo essere convocati in Regione dall’assessore Angela Brandi».«In quella sede – ha aggiunto Paolo Duriavig, segretario di Fisascat Cisl Udine – discuteremo il concordato, ma le prospettive per ora sono molto fumose. Non ci resta che attendere e sperare si presentino con qualcosa di concreto per dare continuità al gruppo».
Claudio Moretti di Uiltucs Uil ha svelato che sarebbero in corso contatti per la cessione dei negozi in affitto e che tra i possibili imprenditori interessati vi sarebbe proprio Coin. «E i soldi?», ha chiesto qualcuno dalla folla. All’incertezza sul futuro del gruppo si lega infatti anche quella per gli stipendi che non sono ancora stati pagati. All’appello mancano due mensilità. Febbraio e marzo. Ma se una parte sarà liquidata oggi – così è stato garantito ai sindacalisti –, del resto non è dato sapere. I lavoratori hanno accolto la notizia con rabbia. «Vorrà dire che gli incassi non si muoveranno dai negozi», ha urlato una giovane commessa a dimostrazione del clima teso che si poteva respirare ieri davanti all’azienda.
Un sentire che nonostante tutto non è riuscito a piegare la volontà di ferro dei circa 250 lavoratori (per lo più donne) occupati in Italia nei 56 negozi a marchio Bernardi e Go-Kids ancora di proprietà del gruppo friulano. Lavoratori che dall’inizio dell’anno stanno letteralmente facendo i salti mortali come hanno raccontato Mansutti Marisa, delegata Rsu Cisl e la collega Federica Pividori della Cgil, per far fronte al blocco della merce: «Nonostante noi si venda collezioni vecchie, la gente viene lo stesso». Il motivo? Semplice. Negli anni si è venuto a creare un forte legame tra il marchio e il territorio, tra i clienti e i dipendenti. Un legame che porta friulani e veneti a varcare, nonostante tutto, la soglia dei negozi. Ma i lavoratori si chiedono: «Ancora per quanto?».
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