Guerra alle pedane di bar e locali FOTO

UDINE. E’ ormai guerra delle pedane per dehors in città. Dopo l’intervento dei vigili urbani tra via del Gelso e piazza Garibaldi, al “Conte di Carmagnola”, e le ordinanze contro le realizzazioni del “Matteotti” in piazza San Giacomo, firmate dall’assessore Malisani già all’inizio di febbraio, ora sono arrivati altri smantellamenti, tra cui quello della trattoria “Ai Frati” in piazzetta Antonini, qualche tempo fa anticipato da quello del vicino bar “Galanda”.
Via dunque i vari palchetti con rialzati in legno, spesso fatti su misura e inizialmente autorizzati, o per lo meno non contestati, dalla pubblica amministrazione. Anche se alla fine, tra una rimozione e l’altra, quella del “Matteotti” di San Giacomo in realtà è ancora l’unica a non essere stata effettuata, forse a causa di un possibile ricorso.
La procedura ormai è consolidata. Prima arriva una lettera da parte della polizia municipale che impone lo smantellamento entro 10 giorni dal momento in cui si riceve la missiva, su indicazione dei divieti dettati dalla Soprintendenza. Poi, se il titolare del locale non provvede alla rimozione, ecco che scatta quella coatta. «Tavolini e ombrelloni vanno bene. Invece poco importa - spiega Giuseppa Capozza del bar “Galanda” - se uno prima ha pagato anche 3 mila euro per farsi realizzare la pedana su misura. Una pedana, peraltro, contro la quale fino a qualche mese fa non erano stati sollevati rilievi. Quando ho ricevuto la lettera, comunque, ho provveduto da sola».
Stessa soluzione adottata ieri mattina da Rosina Paolini, titolare della trattoria “Ai Frati”, situata a pochi metri proprio dal “Galanda”, che dopo aver ricevuto lunedì scorso la lettera della Municipale ieri ha deciso di smantellare il tutto, pezzo su pezzo. «Ci hanno detto che le pietre della piazzetta devono essere a vista - spiega la signora Rosina -. Peccato però che quando se ne rompe una o si crea un buca il Comune butta sopra un po’ di asfalto e basta».
In altre strade le regole sono diverse. «Nel mio locale di via Manin - spiega Ridda Akkad, titolare del “Mille e una notte” - la pedana esterna me l’ha fatta mettere proprio il Comune. E finora non c’è stata alcuna marcia indietro».
Insomma la chiarezza non è certo totale. Per questo, secondo il rappresentante di Confesercenti Udine, Franco Di Benedetto, per evitare che la “guerra” dilaghi, facendo altre vittime (oltre alle pedane stesse), l’unica possibilità è quella di arrivare ad avere un regolamento comunale. «E su questo - conclude - dobbiamo assolutamente accelerare, i dehors possono arricchire la città e non essere oggetto di proteste. Ma tutti devono seguire le stesse regole».
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