Ha restaurato i palazzi di piazza San Marco: ora Lara confeziona accessori di lusso

A volte, nella vita, pieghe fino a quel momento inimmaginabili impongono un cambio di rotta alla strada che si dava per certa e scontata. Con nuove direzioni che possono rivelarsi altrettanto ricche di soddisfazione. Questa è la storia dell’udinese Lara Pontoni, nata nel 1974, rientrata nella sua terra dopo una ventina d’anni trascorsi tra San Pietroburgo e numerose città italiane.
Lara nasce come restauratrice. Anzi, l’interesse per le lingue, la spinge prima a studiare da perito aziendale. Racconta che una volta diplomata ha fatto un po’ di tutto per proseguire gli studi. Impiegata, baby sitter, operaia, barista. Nel frattempo ha continuato a coltivare una smisurata passione per i viaggi e la storia. «Poi un bel giorno ho capito che la mia strada poteva essere quella del restauro». Lara si è rimboccata le maniche e ha ricominciato a studiare. La scelta è caduta sulla Scuola Laboratorio-Istituti Santa Paola di Mantova. «Per accedervi c’era un impegnativo test d’ingresso». Soprattutto per lei che certe materie fino ad allora non le aveva mai affrontate.
Ma la determinazione l’ha portata dove voleva arrivare. L’ammissione è stata centrata e una volta in mano il diploma di restauratrice di opere d’arte (tra queste, oltre ai dipinti su muro, anche mobili, carta e libri antichi), ha trovato immediatamente lavoro.
Da quel momento non è più rientrata a Udine. Da subito il suo ruolo è stato quello di capo cantiere. Per anni ha guidato i restauri degli esterni dei palazzi che si affacciano su piazza San Marco a Venezia. Dal Museo Correr alla facciata dell’ex Zecca e a quella della Libreria Marciana. E poi Palazzo Madama a Torino, la chiesa di Santa Maria Novella a Firenze. A lei pure l’incarico di coordinare i lavori di restauro della Fortezza dei Santi Pietro a Paolo a San Pietroburgo e della residenza estiva degli zar, facendo per mesi avanti e indietro tra Friuli e Russia.
«Valigie, alberghi, cantieri, arte – ricorda –. Era la vita che avevo scelto. Ero soddisfatta. Ho abitato in tante città e ho visto la bellezza, tutti i giorni». Si occupava soprattutto di dipinti murali e stucchi. Spesso trascorrendo ore su ore sull’impalcatura e con il braccio teso verso il soffitto o la parete, a ridare pazientemente nuova luce alle opere che aveva di fronte. Purtroppo un infortunio «sul campo» ha imposto un allontanamento dal cantiere. Che con l’andare del tempo, nonostante le cure, l’ha costretta ad una drastica riduzione dell’attività (tutt’oggi resta punto di riferimento per consulenze tecniche e, se i lavori, non sono troppo pesanti fisicamente, anche per restauri).
Ma Lara non si scoraggia. E si reinventa. Riannodando il «nuovo» presente al passato. In tutti i sensi. Il suo, di passato, quello che l’ha vista crescere accanto a mamma e nonna sempre alle prese con ferri e uncinetti. E poi quel tempo andato che più ama. «Lo stile retrò e le atmosfere d’ispirazione francese».
E quelle mani che prima si prendevano cura delle creazioni di altri – e che nel frattempo non si sono mai fermate andando in ogni bottega possibile a imparare le antiche tecniche sartoriali perché, ammette, «mica sapevo cucire» –, oggi creano accessori femminili. Cappelli, cerchietti, pochette, bijoux, borse. Così, nel 2015, è nata «OfficineLamour - Bottega e sentimento». Con gli stessi «fondamentali» di quando Lara per tutto il giorno aveva la faccia rivolta all’insù e rinnovava pazientemente «l’abito» di antichi palazzi.
«In quello che oggi faccio cerco le medesime emozioni che allora mi davano gli accostamenti cromatici dei grandi maestri della pittura, la ricercatezza dei materiali preziosi e la precisione manuale del dettaglio». Lo studio, anzi come ama definirlo, «il salotto di modisteria», lo ha aperto a Udine. Al primo piano di un palazzo di via Valvason c’è il suo regno (riceve su appuntamento).
Un atelier a cui ha dato la sua impronta (una decorazione da lei realizzata copre un’intera parete e parte del soffitto). Aiutata nella ricerca dell’arredo e nella veste grafica dal marito Alberto che di mestiere fa l’architetto. Lì prendono vita le sue creazioni d’altri tempi – anzi, come ama definirle «finezze femminili fuori moda fatte a mano» –, richiestissime in ogni parte d’Italia. Mentre mi racconta la sua storia le è appena stato recapitato un minuscolo pacchetto. Contiene due striscioline di stoffa color rosa cipria.
«Una sposa di Roma mi ha chiesto di creare tutti gli accessori per il giorno più bello della sua vita». E Lara non può cominciare a ricamare, cucire, tingere, se prima non tocca con mano i tessuti a cui dovrà accostare i suoi «piccoli lussi». Lei stessa, racconta, si è sposata indossando un abito anni Cinquanta e un cappellino risalente agli anni Trenta.
«Lo stile che propongo – tiene a precisare – non rievoca assolutamente cose vecchie, ma eleganza e attenzione verso i particolari. Certo – ammette –, anche se il “dèmodè” è un settore di nicchia, oggi ci sono sempre più persone che lo cercano, apprezzando il made in Italy artigianale». E il suo stile lo è al cento per cento. Persino i fiori in seta li realizza e li tinge in proprio. Tutti con materiali pregiatissimi. Mi fa vedere una scatola di legno. Dentro sono riposti, con una proverbiale cura, centinaia di pistilli. Se li fa realizzare da una bottega francese dove dal 1902 fanno ancora tutto a mano. «È qualcosa di poetico ed affascinante».
Che lei poi completa. In quella bottega dove il tempo pare essersi fermato a poco meno di un secolo fa. Da dove escono pezzi unici di «finezze fuori moda». «Non ho una produzione standard, non riuscirei a starci dietro». Le richieste, infatti, arrivano anche da sartorie e negozi di tutta Italia con cui Lara ha avviato delle collaborazioni. «Mi sento fortunata a poter fare altro con la stessa passione che ho sempre dedicato al restauro», ammette. Restauro che, comunque, fa ancora parte della sua vita. Lara, infatti, dividendosi tra Udine e Mantova, è oggi insegnante nella stessa scuola da cui il suo sogno è partito. —
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