Ha studiato e curato le cefalee e ha fatto di San Vito un centro di eccellenza, addio al neurologo Carlo Lisotto

PORDENONE. Brillante, appassionato, empatico. Pordenone dice addio a Carlo Lisotto, neurologo, dirigente di Medicina interna all’ospedale di San Vito al Tagliamento. Un professionista che ha messo il suo sapere al servizio del Centro cefalee, facendolo diventare un punto di riferimento regionale, e non solo. Da un anno combatteva con lucidità e tenacia contro una malattia che nella notte tra lunedì 1 e martedì 2 febbraio se l’è portato via.
Una storia di impegno pubblico, quella del dottor Lisotto, che si ritrova anche nella sua famiglia d’origine: era figlio di Giuditta Zanco, anima del quartiere Nord e a lungo presidente dell’omonima Polisportiva. Carlo, nato a Pordenone nel novembre del ’58, dopo la maturità classica (con il massimo dei voti) sceglie di studiare Medicina a Trieste, dove conclude il suo percorso con lode. Lì incontra Maurizio Tonizzo, oggi direttore del dipartimento di Medicina interna a Pordenone. «Eravamo nello stesso corso – ricorda Tonizzo – e oltre ad essere un collega era un amico».
Lisotto ha le idee chiare da subito: sceglie la specializzazione in Neurologia, poi si specializza nelle cefalee. Prima opera a Pordenone, poi una breve parentesi a Portogruaro, verso alla fine degli anni ’90 arriva a San Vito al Tagliamento. Lì costruisce, passo dopo passo, quello che diventerà un punto di riferimento importante per tanti pazienti. Il Centro cefalee a pieno regime conta 400 prime visite per anno, alle quali si aggiungono circa 600 visite di controllo.
«Possiamo dire che è stato un pioniere nel suo campo – spiega Tonizzo – scegliendo un settore che vede patologie anche molto invalidanti». Una branca che negli ultimi anni è diventata sempre più nota anche al grande pubblico e nella quale Lisotto non ha mai smesso di cercare di intervenire in modo avanguardistico. Sua la firma su numerosi trial nazionali e internazionali, studi destinati a verificare l’efficacia di nuove terapie. Suo l’interesse nella sperimentazione di farmaci a base di anticorpi monoclonali per prevenire l’emicrania. Uno strumento che lo stesso dottor Lisotto aveva definito «innovativo e rivoluzionario». E ancora, sua l’attività di ricerca sul botulino.
Una corsa che all’inizio dello scorso anno ha subito una battuta d’arresto, in concomitanza con la scoperta di una malattia alla quale Lisotto ha reagito «in maniera tenace», come ricorda l’avvocato Luca Turrin, legato da una profonda amicizia al medico.
«Ci siamo sentiti l’ultima volta domenica scorsa – spiega – e Carlo era, come sempre, molto lucido riguardo alla sua situazione. Era una persona brillante, dinamica, appassionata del suo lavoro».
Nota anche la sua passione per l’arte, in particolare per la pittura: esposizioni e musei erano una tappa fissa durante i suoi viaggi.
«Era anche una persona molto empatica – aggiunge Tonizzo – in particolar modo con i pazienti. Arrivavano anche da fuori regione per farsi seguire da lui. Ma come professionista non si occupava solo di cefalee: spesso ci mettevamo a discutere insieme dei casi in cura in reparto e la sua visione era preziosa».
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