«Ho vissuto un secolo con ritmo e allegria»
UDINE. Abita da sola, si occupa ancora delle faccende domestiche anche se un’amica viene ad aiutarla e, quando occorre, scende le scale del suo appartamento di via D’Artegna – al terzo piano senza ascensore – per andare in farmacia, a fare la spesa o semplicemente una passeggiata. Si sente almeno vent’anni più giovane, ma secondo l’anagrafe ha appena compiuto cento anni.
Antonietta Mauro, per tutti Toni, è infatti nata il 13 giugno 1915, quando l’Italia era appena entrata nel primo conflitto mondiale. Sabato è stata festeggiata dai parenti e dagli amici del quartiere in cui risiede. Un traguardo importante, il suo, al quale è arrivata in buone condizioni di salute e una lucidità sorprendente.
E, nella sua lunga vita, si accavallano ricordi belli, legati a famiglia, lavoro e amicizie, e altri meno. Ha superato due guerre, il terremoto del ’76 e le altre “prove” affrontando tutto di petto, sostenuta dagli affetti più cari.
Il suo segreto? «Ci vuole puntualità nel mangiare e nel dormire – ci svela Antonietta –, tanto ordine, ma anche tanta allegria. Bisogna essere ottimisti e avere molti amici».
La sua simpatia l’ha sicuramente aiutata ad affrontare i momenti meno piacevoli della vita facendola benvolere da chi ha incontrato lungo il suo percorso. Non è un caso che, sabato, in tanti si siano riuniti nel cortile del condominio in cui vive dal 1970.
Terzultima di 14 figli (7 fratelli e 7 sorelle), Antonietta ha ben presto fatto i conti con la realtà di una famiglia numerosa (che le valse un riconoscimento da parte di Mussolini). Ha frequentato la quinta quando ancora tra le materie figuravano i “lavori donneschi” e, «pur essendo stata promossa in sesta» ha dovuto interrompere gli studi «per aiutare mia mamma in casa».
Poi è andata a lavorare alla gelateria Sommariva che si trovava a palazzo d’Aronco; è andata a Milano ad aiutare il fratello nella cura della moglie malata; quindi è stata assunta alla Moretti di viale Venezia dove «lavoravo come un uomo – sottolinea orgogliosa –, sollevavo casse ed ero l’addetta della birra Sans Souci».
Antonietta, che ha fatto anche la collaboratrice domestica, si è sposata nel 1941 con AngeloLovat, che allora «guidava il taxi trainato dai cavalli a Udine» prima di diventare «mediatore di auto». Scorci di un passato che ormai appartiene soltanto ai ricordi dei nonni.
Rimasta vedova nel ’60, non ha avuto figli, ma ha cresciuto come fosse suo il nipote Giuliano, figlio di un fratello e rimasto senza la mamma in tenera età. Il suo appartamento di via d’Artegna è molto curato.
«Ci tengo alla pulizia – spiega –, mi aiuta la signora Sandra». Confessa di non amare molto cucinare: «Da mangiare spesso trovo pronto, altrimenti mi preparo una minestra, gli spaghetti o un uovo al burro. Il vino in tavola non manca mai: mezzo bicchiere prima dei pasti mi tira su».
«Faccio le scale tanto volentieri» confida poi. Non importa se, il tempo che impiega per scendere o salire i gradini è maggiore rispetto a un tempo. «Spesso – conferma Giuliano – quando passo a trovarla la trovo già in cortile».
Ha attivato il servizio di Telesoccorso, ma questo non le impedisce di vivere serenamente la sua vita, rispettando la sua routine ma non per questo rinunciando ai piaceri delle piccole cose.
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