Hypo Bank, rimborsi per milioni di euro

L’analisi del consulente bresciano Filippo Botti, passato dai ricorsi davanti all’Arbitro finanziario all’incontro con Striscia la notizia: l’istituto di credito di Tavagnacco riusciva a trattenere parte del denaro giocando sul pregresso e barando sull’Euribor
Tavagnacco 26 Giugno 2013. Sede Hypo Bank. Copyright Petrussi Foto Press / Diego Petrussi
Tavagnacco 26 Giugno 2013. Sede Hypo Bank. Copyright Petrussi Foto Press / Diego Petrussi

UDINE. È riuscito a ottenere da “Hypo Alpe Adria Bank” un rimborso complessivo di circa 3 milioni 200 mila euro per qualcosa come 250 contratti di leasing “dopati”, ma le vertenze ancora in ballo sono tante e i casi già portati all’attenzione dell’Arbitro bancario finanziario anche. Lui si chiama Filippo Botti ed è l’amministratore delegato della Fintra srl di Brescia, società al servizio delle aziende per analisi e consulenze finanziarie. Dallo scorso febbraio, il suo nome è intrecciato in qualche modo a quello di Moreno Morello, l’inviato di “Striscia la notizia” che, puntata dopo puntata, aveva cercato di demolire il muro di gomma dietro il quale l’ex direttore generale Lorenzo Di Tommaso e quattro dirigenti - tutti sotto inchiesta per associazione per delinquere, truffa e usura - erano riusciti a tenere nascosta la maxi-truffa giocata per anni sui tassi di indicizzazione.

«Mi ero recato a Udine per conto di un cliente - ricorda Botti - e, essendo arrivato in anticipo, lo stavo aspettando nella hall della banca. È lì che mi sono accorto di Morello. Era vestito come sempre di bianco e si trovava alla Hypo per il mio stesso motivo: chiedere spiegazioni in merito agli errori rilevati in un contratto di leasing. Io, per la verità, avevo appuntamento con la direzione, per chiedere che al mio cliente, al quale erano già stati restituiti 33 mila euro, ne venissero corrisposti almeno altrettanti, per sanare la faccenda. Così fu. Prima, però, raccontai a Morello che, fino a quel momento, come consulente avevo già analizzato 187 contratti anomali». Quell’incontro, del tutto casuale, segnò l’inizio di un “sodalizio”. Perchè, nelle puntate che seguirono, Striscia riferì anche di alcuni dei casi scoperti da Botti.

Un esempio su tutti. Il cliente è un’azienda di Milano che ha stipulato un contratto della durata di 18 anni. A quattro dalla decorrenza, l’imprenditore si rivolge a Botti per ritrattarne i termini. Gli chiede di analizzare il contratto e consigliarlo sul da farsi. Ed è qui che il palco casca: qualcosa, in quelle carte, non quadra e a nulla vale la formale richiesta dell’invio, tra le altre cose, del Piano di ammortamento. «Non è un documento contrattuale - rispondono da Tavagnacco - e quindi non è fornibile».

È a questo punto - siamo nell’autunno 2012 - che Botti imbocca la strada dell’Arbitro bancario. La sentenza del collegio milanese, depositata in aprile, parla chiaro: la «strana tesi» sostenuta dalla Hypo «contraddice gli obblighi di collaborazione e trasparenza verso la clientela che incombono specificatamente agli intermediari bancari e finanziari». Conclusioni peraltro già note all’istituto di credito carinziano. «Nonostante l’Arbitro li avesse già ammoniti due anni e mezzo prima - ricorda Botti -, Hypo continuava a disconoscere il diritto alla consegna del Pda». Nel frattempo, però, la banca aveva tentato la via della transazione, «così implicitamente ammettendo - osserva Botti - di essere dalla parte del torto». L’offerta, tuttavia, era risultata inferiore al dovuto. «Abbiamo rifiutato e siamo passati alla richiesta di un decreto ingiuntivo - continua il consulente bresciano -. Il tribunale di Udine, però, ha rigettato il ricorso, ritenendo «la “bozza di transazione” del tutto priva di valore contrattuale e non riferibile alla Hypo in quanto priva di sottoscrizione». Succedeva il 5 febbraio scorso. Due mesi dopo, finalmente, il lieto fine. «Dopo un ulteriore incontro - ricorda Botti -, il 26 marzo, ossia il giorno prima che Di Tommaso si dimettesse, la banca ci ha mandato una lettera, con la quale riconosce al nostro cliente i 132 mila euro che in quattro anni, tra indicizzazione del tasso e rischio cambio, si era trattenuta».

Molteplici, a parere di Botti, le criticità che puntellano i contratti proposti dalla Hypo e che per la gran parte - 14 mila circa - sono già nelle mani della Guardia di finanza. «Una delle “trappole” più frequenti - afferma - risiede nella clausola, palesemente vessatoria e per di più unilaterale, inserita nei contratti di moratoria: una sorta di “tombale” sul pregresso, che gli abbiamo già smontato con ricorso all’Arbitro». Tra i trucchetti, anche quello sulle quotazioni Euribor. «La banca ha barato - continua Botti -. Lo ha fatto, in particolare, tra l’ottobre del 2008 e il marzo del 2009, cioè quando l’Euribor ha toccato il suo picco massimo ed è poi disceso verticalmente. La proporzione applicata da Hypo, in pratica, era tale da dare al cliente la metà, quando c’erano note di credito, e prendere il 50 per cento in più, quando spettava invece alla banca di ricevere. Un’anomalia verificabile a occhio nudo, ma sulla quale sono riusciti a marciare a lungo»

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