Hypo, esposto di Pirelli Marti: estorti assegni bancari post-datati
UDINE. Non soltanto contratti di leasing “dopati”, ma anche assegni bancari post-datati estorti a titolo di garanzia a clienti in situazione di difficoltà economica. Ora che è il coperchio è stato sollevato e che la “Hypo Alpe Adria Bank” è finita sotto inchiesta, si moltiplicano le denunce presentate alla Procura dalle vittime dell’associazione per delinquere finalizzata alla truffa e all’usura, di cui - in tesi accusatoria - l’ex direttore generale, Lorenzo Di Tommaso, sarebbe stato a capo.
Con una novità. L’ultima querela portata sul tavolo del pm Barbara Loffredo allargherebbe infatti il ventaglio dei presunti illeciti anche all’estorsione.
L’affondo di Pirelli Marti. A gettare un’ulteriore ombra sulle attività dell’istituto di credito di Tavagnacco è stato un imprenditore che, con le banche, negli ultimi 20 anni ha avuto il suo bel daffare. E che, precipitato all’improvviso nel baratro dei fallimenti a catena, da dicembre si trova sottoposto a custodia cautelare (in carcere prima, ai domiciliari poi).
Si chiama Franco Pirelli Marti e, come già nell’inchiesta sulla Banca di Cividale, rimasto a secco di società e mezzi finanziari, ha deciso di passare al contrattacco e indossare i panni del “grande accusatore”. Ad assisterlo è l’avvocato Gianberto Zilli, che in un esposto-querela presentato già a metà aprile e integrato con nota depositata mercoledì, prospetta un “sistema” operativo non meno inquietante.
Cambio di date. Siamo nel settembre del 2010 e l’immobiliare “Filo srl” di Udine, di cui Pirelli Marti era amministratore, versando in temporanea difficoltà economica, formalizza la richiesta di moratoria dei contratti di leasing contratti con Hypo fino al 31 ottobre 2011, con contestuale dilazione del pagamento dei canoni scaduti al 31 ottobre 2010 in tre rate.
La banca quantifica i sospesi e chiede a copertura tre assegni con scadenze coincidenti a quelle delle rate, per un totale di 145 mila 179 euro. Di lì a poco, però, inizia la sostituzione degli assegni in scadenza con altri, di pari importo, post-datati. «In marzo - si legge nell’esposto - la Hypo ottiene la definizione del pagamento del debito residuo, per un totale di 116.459 euro, mediante rilascio di 7 assegni post-datati da 16.637 ciascuno».
Poi, durante un incontro con un vice direttore generale, «quest’ultimo ottiene la definizione del debito residuo, formalizzata il 22 marzo 2011 in un’email della banca, che riportava il debito richiesto in restituzione a 324.428 euro mediante rilascio di 18 assegni post-datati».
Prassi consolidata. È a questo punto che il commercialista reagisce. In una lettera a Hypo dichiara di non poter più accettare il piano proposto, «oneroso e vessatorio», e annuncia di voler porre fine «alla prassi da voi praticata di chiederci il rilascio di assegni bancari, che siamo stati indotti a rilasciarvi».
Diffide o no, per tutta risposta la banca invia gli assegni al protesto, per complessi 98 mila euro. Il caso è segnalato dall’avvocato Zilli alla Banca d’Italia, «che però, inspiegabilmente - riferisce - non attiva i controlli che i doveri d’ufficio imporrebbero».
Tutti passaggi ricordati nell’integrazione, nella quale il legale appalesa il proprio sospetto. «Il comportamento di Hypo non era isolato - scrive -, ma rispondeva a un disegno associativo di sistematica violazione delle norme sulla corretta gestione bancaria. Si tratta, a nostro avviso, di reato di estorsione, in quanto la minaccia è finalizzata al conseguimento di un profitto ulteriore».
Ed è in quella stessa querela che Pirelli Marti quantifica anche i danni che gli sarebbero derivati, per la sola “Filo”, dal trucco sul calcolo degli interessi sui leasing: 32 mila 497 euro.
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