I 113 anni di Maria, la super nonna

Udine, la signora Gravigi è la terza donna più anziana d’Italia. La figlia: di lei mi hanno chiesto notizie anche dall’America
Udine 02 marzo 2013 La Quiete, ultracentenaria. Copyright Foto Petrussi / Ferraro Simone
Udine 02 marzo 2013 La Quiete, ultracentenaria. Copyright Foto Petrussi / Ferraro Simone

UDINE. Il primo mazzo di fiori, rose color salmone e margheritine, arriva di buon mattino. Lei ringrazia con un sorriso e con gli occhi scuri che le si illuminano di gioia. Maria Gravigi De Candia, udinese di antica famiglia, taglia oggi il traguardo dei 113 anni, un’età che la porta di diritto nel ristretto novero delle persone più longeve di sempre in Italia e nel mondo. In questo giorno speciale alla “Quiete”, dove la super nonna è ospite da 7 anni, hanno programmato una festicciola, con l’immancabile torta e le tre candeline a formare quel numero, 113, che mai nessuno in Friuli aveva prima accostato alla propria età. Maria è accudita dalle due figlie, Anna Maria e Maria Teresa, entrambe ben oltre gli 80 anni e in splendida forma.

Ha un golfino blu scuro e una camicetta fantasia, sempre curata e riservatissima di carattere, come è stata durante tutta la vita. Infermiere, animatrici e personale della casa di assistenza fanno la fila per salutare la terza più anziana d’Italia, lei accenna un sorriso, ma non si scompone. «Si interessano a mia madre anche dall’America - dice sorridendo Maria Teresa De Candia -. Qualche tempo fa un signore mi ha inviato una busta, con due dollari dentro per la risposta, dove mi chiedeva alcuni dati anagrafici e notizie.

Poi mi hanno chiamato anche da Milano, volevano un’intervista, ma lei ormai ci sente poco ed è difficile farla parlare, soprattutto con gli estranei: è stata sempre gelosa della sua privacy, che ha difeso con ostinazione, anche adesso che per la sua anagrafe è diventata nota. In quest’ultimo anno ha avuto qualche problema di salute, ma si è ripresa. Però non vuole più nemmeno andare al bar, per lei un appuntamento quotidiano irrinunciabile, fino all’estate scorsa».

Maria Gravigi è nata in città, in quella che si chiamava via dei Teatri (l’attuale via Stringher), il 3 marzo del 1900, all’alba del XX secolo. E’ l’ultima discendente di una famiglia di ceppo udinese: il suo cognome, Gravigi, si estinguerà con lei, un’altra particolarità legata alla storia di questa donna unica. Da quanto racconta la sua carta d’identità, si intuisce immediatamente che la Udine nella quale ha visto la luce, quando regnava Umberto I di Savoia, è una città consegnata agli archivi.

La signora Maria capisce il friulano, ma non lo ha mai parlato, nè con suo padre Vincenzo che di professione faceva l’agente privato e amministratore di beni, nè con la mamma Anna Monticco. Altra prova che quello di non parlare la “marilenghe” a Udine non è un vezzo un po’ snob, ma una consuetudine radicata. Quella di Maria Gravigi è stata la classica vita delle donne di una volta, scandita da un lavoro continuo e prezioso dentro casa (era molto brava a ricamare e cucire) e dalla dedizione a marito e prole.

Figlia unica, ha sempre vissuto in Friuli, tranne una parentesi di qualche anno dopo la disfatta di Caporetto, quando lei e la madre (il padre morì di polmonite nel 1901) furono sfollate a Roma. All’epoca a Udine c’erano il tram e le carrozze trainate dai cavalli, una città completamente diversa da quella che siamo abituati a vedere adesso. Un primo spartiacque della sua vita è stata la Grande Guerra. «Mia madre e mia nonna tornarono alla fine del 1919 - racconta Maria Teresa De Candia - e trovarono la loro abitazione di via dei Teatri mezza distrutta e depredata di tutto dai soldati occupanti».

Nella capitale Maria per mantenersi lavorò come impiegata al ministero delle Armi e delle Munizioni, poi al ritorno in Friuli, dopo aver assistito sua madre ammalata, si sposò con Francesco De Candia, impiegato delle Ferrovie, di 10 anni più anziano di lei. Dall’unione sono nate due figlie, Anna Maria, che vive in provincia di Brescia con la sua famiglia, e appunto Maria Teresa. La supercentenaria è rimasta vedova nel 1955 e ha vissuto in diversi quartieri udinesi: riva Bartolini, in Chiavris, in viale Duodo e poi in via Battistig.

Difficile accertare quale sia il segreto che ha portato la signora dalla Udine con i cavalli a quella che si racconta su Facebook e su Twitter. Nel suo albero genealogico non ci sono antenati longevi, non ha goduto di particolari agi o privilegi. «Quello che posso dire - sostiene ancora la figlia Maria Teresa - è che mia madre non ha mai avuto vizi. Non ha fumato, non ha bevuto, ha mangiato un po’ di tutto in modo regolare.

Ha avuto invece sempre un carattere determinato, combattivo, risoluto, si è addolcita solo in questi ultimi anni. Ecco, sicuramente è una donna forte, con una tempra eccezionale. Ma chissà se ha mai pensato di poter raggiungere un’età così eccezionale. Certo che ben oltre il secolo di vita era completamente autonoma, usciva spesso e si interessava a ogni cosa». Dal 2006 Maria Gravigi è ospite della Quiete, da quando una caduta in casa non le ha più consentito di vivere in piena autosufficienza. Il suo mondo adesso è una stanza al primo piano della casa di cura, la televisione accesa, qualche giornale accanto a lei sul comodino, la compagnia dei suoi cari, l’assistenza di una signora e delle infermiere.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Argomenti:centenari

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto