I “buchi neri” del mare: ecco dov’è il pericolo

Dalle foci del Tagliamento alla zona di Punta Faro insidie per chi fa il bagno. Gorghi, correnti e scogli: ogni anno decine di salvataggi, ma anche qualche vittima
Lignano Archivio. © Petrussi Foto Press
Lignano Archivio. © Petrussi Foto Press

LIGNANO. Ha una tranquillità che ispira da subito relax. Irrequieto solo quando il meteo glielo impone. Lontano da quelle immagini di acque profonde e insicure di altri lidi, nostrani e stranieri. Eppure, come dice un adagio, è proprio delle “acque chete” che bisogna aver paura. E lo specchio di mare che si staglia davanti a Lignano non fa eccezione al detto.

Lo sanno bene gli assistenti ai bagnanti, che ogni estate, da Sabbiadoro a Riviera, compiono decine di operazioni di soccorso a turisti in difficoltà.

A volte il loro prodigarsi, per porre rimedio a quelle che spesso e volentieri sono imprudenze e incoscienza, non evita che il peggio accada.

È andata bene qualche giorno fa a un ragazzino veneto la cui incoscienza lo ha messo a serio rischio e solo la professionalità dei bagnini intervenuti ha fatto si che tutto finisse bene. Non è stato così negli anni scorsi, per esempio, per un nonno e suo nipote, entrambi scomparsi fra le onde.

La zona è sempre la stessa: l’estrema punta di Riviera, dove il fiume Tagliamento sfocia nell’Adriatico. Ogni anno il divieto di balneazione ben presente nella zona non impedisce a qualcuno di gettarsi proprio in quelle acque, rese pericolose da una serie di correnti marine.

Tanti rischi anche nel Tagliamento dal Medio Friuli alla foce
ANTEPRIMA ricerche disperso alle foci del tagliamento

Se dovessimo disegnare una cartina del mare di Lignano e mettere delle bandierine sui punti più pericolosi, la foce del Tagliamento, sicuramente detiene il primato, come conferma Diego Bortolusso, responsabile dei circa cinquanta bagnini, “angeli custodi” dei turisti di Pineta e Riviera, protagonisti di un centinaio di salvataggi l’anno, una ventina dei quali proprio in acqua.

Altra bandierina spetta ai frangiflutti di Riviera e dell’ufficio 2 di Pineta, tutte passerelle da dove, nonostante i divieti, c’è sempre qualcuno che tenta di tuffarsi finendo inevitabilmente per rischiare di essere sbattuti contro le rocce.

E c’è poi la zona della Sacca. Chi la frequenta sa bene perché porta quel nome: a pochi metri dalla battigia c’è una lunga e profonda buca, che può cogliere impreparato chi si allontana dalla spiaggia per una nuotata. E ancora divieto di balneazione e soprattutto di tuffarsi dal Pontile, sempre a Pineta.

Bagno? Attenzione a digestione e choc termici

Nella zona di Sabbiadoro, dove gli assistenti ai bagnanti dipendono dalla società Lignano Gestioni, sicuramente il bollino nero spetta alla zona di Punta Faro, come ci racconta Vanni Cuch: qui l’area di balneazione è limitata, per la presenza di una forte corrente, del canale di accesso al porto, che risucchia i bagnanti e li spinge verso la darsena, dove il pericolo aumenta per il via vai delle imbarcazioni.

Ed è una zona pericolosa anche quella della Terrazza a Mare, sotto la quale spesso vanno a giocare i bambini, rischiando però di incappare in forti mulinelli in grado di trascinarli sott’acqua. Anche quest'area è delimitata dalle boe, ma è anche vero che divieti e limitazioni vengono spesso e volentieri disattesi dai bagnanti.

Ogni estate poi non mancano quei turisti che scelgono di dare prova delle loro capacità natatorie e si allontanano parecchio dalla spiaggia senza averne le capacità, quelli che affrontano l’acqua dopo essersi “rosolati” al sole per ore, provocando uno choc per l’abbassamento improvviso della temperatura e mamme e papà che una volta raggiunta la spiaggia, “si dimenticano” di avere dei figli, lasciati letteralmente alla professionalità degli operatori delle spiagge.

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