I candidati di Oscar Giannino: «Alternativi ai vecchi politici»

Quattro candidati per la Camera dei Deputati, Gabriele Varnier, Michele Daniel, Luca Bonetto e Paolo Piuzzi, uno per il Senato della Repubblica, Stefano Borean: è questa la squadra pordenonese che si...

Quattro candidati per la Camera dei Deputati, Gabriele Varnier, Michele Daniel, Luca Bonetto e Paolo Piuzzi, uno per il Senato della Repubblica, Stefano Borean: è questa la squadra pordenonese che si presenterà alle prossime elezioni sotto il simbolo di “Fermare il declino”, il movimento creato da Oscar Giannino. Anzi, per meglio dire, “Fare per fermare il declino”, l’ultima declinazione più propositiva del movimento che, in 10 punti, indica un nuovo modello per lo sviluppo del Paese. Anzitutto, come ha affermato Fulvio Centini, coordinatore pordenonese, partendo da alcuni presupposti: i politici che hanno portato l’Italia a questo punto facciano dei passi indietro e permettano a forze nuove di governare, sburocratizzare la struttura pubblica e ridurre la pletora di burocrati strapagati. Inoltre, c’è l’intenzione di cambiare l’Italia democraticamente. «Siamo piccoli – ha concluso Centini – ma abbiamo il coraggio di andare da soli, senza collaborare con chi ha portato il Paese a questi livelli. E nel fare ciò, i nostri candidati si finanziano di tasca propria».

I 5 candidati sono di estrazione eterogenea, tra imprenditori e lavoratori dipendenti. Stefano Borean è un imprenditore che si candida «perché stiamo toccando il fondo, dando merito al mediocre». Paolo Piuzzi (service e organizzazione di eventi) propone anche nell’ambito culturale di «valorizzare la meritocrazia» in un settore in cui la parola crisi è all’ordine del giorno. Gabriele Varnier si dice «stanco di essere preso in giro dalla classe politica: hanno aumentato la spesa pubblica e la pressione fiscale». Luca Bonetto, lavoratore dipendente, fa autocritica sostenendo che «anche noi ci siamo lasciati prendere in giro e forse la crisi ci ha fatto svegliare». Michele Daniel, amministratore di una società del terzo settore, ha rivelato di non aver mai considerato di entrare in politica fino a un anno fa, quando cioè dalla politica «ha ricevuto un gran ceffone», e quindi «basta deleghe in bianco».

Laura Venerus

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