I canti dei poeti bardici gallesi: storie di coraggio e di forza
Il volume di Forum fa parte della collana diretta da Antonella Riem (Uniud), presentazione con un incontro/concerto a Palazzo Antonini a Udine
UDINE. «Fui un cinghiale e fui un capriolo/fui un incantatore e fui una porzione/fui cibo fui provvista/ fui un eroe assediato/fui un ruscello sul pendio/fui un’onda sulla pianura/fui una barca nella corrente/straripata dal diluvio… Osserva i tavolati di marea: proteggono le genti valorose».
Il libro “Poeti della marea. Canti bardici gallesi dal VI al X secolo”, edito da Furum editrice, a cura di Francesco Besozzo, è la prima traduzione italiana dei testi dei bardi celtici gallesi del VI secolo.
I bardi furono figure di dissidenti che lottarono, attraverso la poesia, per esprimere una visione del mondo in cui ciò che contava erano le cose permanenti e fondamentali.
Il libro che fa parte della collana di testi di critica letteraria, linguistica e scrittura creativa diretta da Antonella Riem del Dipartimento di Lingue Uniud, conduce il lettore in un mondo arcaico, misterioso, abitato da uomini e donne abbarbicati alla propria terra e alla propria lingua e cantati e resi immortali da versi potenti in cui emerge l’importanza della relazione dell’uomo con gli elementi e gli eventi della natura.
Storie di coraggio, forza, in forma di poesia che parlano un linguaggio universale proprio in comunità lacerate dalla violenza e sopraffatte dalla guerra.
Un viaggio che non è forma o estetica anche se la musicalità dei versi e la loro bellezza è indubbia, né un’operazione filologica basata sulla riproposizione il più possibile vicina agli originali, quanto piuttosto un percorso dentro le radici arcaiche della poesia europea, «una reinterpretazione, che definirei semmai etnofilologica – scrive Francesco Benozzo nella premessa –in cui ciò che intendo fare riemergere è l’atmosfera di fondo, il paesaggio sonoro che questi componenti creano e in cui vivono».
Il vento delle maree, la potenza degli alberi e un profondo anelito sapienziale e animistico, che non ha eguali nel mondo occidentale.
Siamo stati animali, eroi, barche, alberi. Il principio vivente è ovunque, abbi rispetto di ogni cosa, sembrano dirci i canti dei bardi, cantori errabondi eredi della grande tradizione sciamanica che per millenni caratterizzò la nostra percezione del mondo.
Un’esortazione al rispetto del creato in ogni sua forma di grande attualità, una dissidenza poetica che è anche civile.
Al libro è allegato un Cd musicale in cui Francesco Benozzo (docente, poeta, studioso e intellettuale di rilievo internazionale) ha messo in musica alcuni dei canti utilizzando le arpe celtiche popolari.
Francesco Besozzo insegna Filologia all'Università di Bologna, dal 2015, è candidato al Nobel per la Letteratura e ora è anche il nome italiano per il Berggruen Prize for Philosophy and Culture, il premio da un milione di dollari assegnato ogni anno dal Berggruen Institute di Los Angeles.
La presentazione a palazzo Antonini si terrà domani, venerdì 1 luglio (alle 17.30), e sarà un evento-concerto con Antonella Riem e Benozzo che suonerà l’arpa bardica. È anche previsto un intermezzo di danza di Alberta Schenardi e curato da Mattia Mantellato
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