«I casi di scabbia non sono un rischio per i cittadini»
UDINE. «I profughi che giungono nella nostra regione sono visitati e quindi monitorati per verificarne le condizioni di salute, sia riguardo alla scabbia sia a qualsiasi eventuale altra patologia.
Una “sorveglianza attiva”, che si sviluppa attraverso percorsi diagnostico-terapeutici disciplinati da un preciso protocollo, in accordo con le Prefetture e le Forze dell’ordine, oltre che con le Aziende sanitarie. Un protocollo peraltro adottato anche nel vicino Veneto».
L’assessore regionale alla Salute, Maria Sandra Telesca, spiega le procedure sanitarie cui vengono sottoposti i richiedenti asilo. Perché cresce la preoccupazione tra la gente dopo l’immigrato soccorso al parco Moretti per la scabbia e il moltiplicarsi di casi sospetti, oltre venti in un mese e mezzo.
Telesca e i vertici dell’ospedale di Udine, però, garantiscono la sicurezza.
«Posso rassicurare che per i nostri concittadini i casi registrati di scabbia, peraltro pochi, non costituiscono un rischio e quindi non devono essere motivo di preoccupazione. La scabbia – spiega l’assessore – è un’infezione della pelle che si diffonde solo con contatti epidermici prolungati e in ogni caso la sanità regionale, attraverso i dipartimenti di prevenzione, è costantemente impegnata per tenere sotto controllo gli immigrati e richiedenti asilo presenti in Fvg».
Telesca conferma anche che i casi riscontrati, proprio grazie all’efficacia dei controlli, vengono trattati con le cure previste per quel tipo di patologia.
«I controlli e il monitoraggio permettono di intercettare gli eventuali casi e di intervenire immediatamente con le terapie adeguate, non solo per curare queste persone ma naturalmente per garantire la tutela della salute di tutta la nostra popolazione – conclude Telesca –, proteggendo anche da altre eventuali altre patologie di cui dovessero essere affetti i migranti che entrano nel nostro paese».
L’Azienda ospedaliero-universitaria di Udine ripete che la scabbia si trasmette esclusivamente per contatto prolungato e diretto pelle-a-pelle con le lesioni di una persona che ha la malattia.
Una stretta di mano o un abbraccio rapido, quindi, non portano il contagio e, comunque, negli adulti può essere acquisita con contatto sessuale.
I vertici dell’ospedale assicurano anche che i casi di sospetta scabbia identificati da maggio sono stati 8 in un primo gruppo di 80 persone ospitate nella caserma Cavarzerani e che tutti sono stati trattati correttamente.
Nei giorni scorsi, invece, due medici e due assistenti sanitari hanno visitato 140 persone nella caserma e hanno rilevato un solo caso sospetto, che è stato trattato, come tutti quelli identificati negli ultimi 3/4 mesi (una decina).
Per l’Azienda ospedaliero-universitaria, quindi, il nodo critico è poter garantire che i profughi affetti seguano la terapia e siano ospitati in condizioni igieniche sufficienti a favorire l’eliminazione dell’acaro.
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