I compagni di Alessandro dopo la tragedia: "Sarà sempre uno di noi"

FORNI DI SOPRA. «Non si doma un domatore di cavalli». Così Alessandro si è presentato in classe al primo anno del corso in aeronautica del Malignani. Per la prima volta quella frase Alessandro l’aveva sentita da uno dei suoi allenatori, durante una delle fasi preparatorie alle gare di sci.
Era una promessa dello sport, un domatore di discese e di emozioni. Un giovane che aveva subito fatto propria quella frase, sulle piste e nella vita. Ma un male incurabile se l’è portato via a 14 anni. Oggi la scuola lo ricorderà con un minuto di silenzio. E i compagni di classe raggiungeranno Forni per il funerale.
«Una vicenda dolorosissima» per il preside della scuola di viale Leonardo da Vinci, a Udine, Andrea Carletti. Proprio lui che aveva dato l’ok all’attivazione del progetto “scuola in ospedale” grazie al quale Alessandro era virtualmente presente ogni giorno in classe, con un collegamento Skype.
Dopo un inverno in cui la malattia sembrava dargli tregua, Alessandro ad aprile è entrato a scuola. Dove ha trovato un regalo, fatto e pensato dai compagni: la felpa del corso di aeronautica. «Un motivo di orgoglio per i ragazzi – spiega Nicoletta Pastina, insegnante di lettere del Malignani, che ha seguito Alessandro –. Un simbolo che dà l’idea di fare parte di un corpo speciale.
“Tu sei con noi e sei sempre con noi”, era il messaggio. La risposta dei ragazzi alla presenza lontana e distante del compagno è sempre stata molto equilibrata e misurata, pur essendo minori hanno dimostrato tanta sensibilità».

Alessandro dal canto suo «si è sempre dimostrato sorridente, molto dignitoso e decoroso», ricorda Passina. Un’attitudine d’animo che ha sempre fatto pensare ai suoi compagni di classe che «la vittoria alla fine gli fosse in mano – prosegue l’insegnante –. Alessandro non ha mai avuto il viso imbronciato e anche nei momenti in cui facevamo attività di interazione in classe lui interveniva con voce pronta e squillante».
A dicembre, il manipolo di insegnanti che seguiva Alessandro, era andato a Forni, a incontrare il ragazzo e la famiglia. «Ci siamo calati in un’atmosfera quasi magica e fiabesca – ricorda Pastina – perché sembrava di entrare in un presepe vivente.
E Forni ha fatto da cornice esistenziale a quello che Alessandro rappresentava: era un ragazzo accogliente, ci ha abbracciato e sorriso. Quando siamo risaliti in macchina, fra insegnanti abbiamo subito pensato fosse un cerbiatto, un capriolo figlio della sua terra».
E poi la famiglia, mamma Gloria e papà Gilberto, insieme alla sorella Rebecca, «si sono dimostrati estremamente dignitosi – prosegue l’insegnante –. Sono stati un esempio di dignità. Mi sono trovata davanti a due genitori a cui merita chinarsi, hanno sempre creduto fermamente nella speranza della vita. Hanno vissuto la malattia con pudore e dignità.
Si sono rivelati un padre e una madre correttissimi. E Alessandro, quando è venuto a scuola ad aprile, si è presentato con estrema disinvoltura, è entrato in classe e ha salutato tutti come se fosse sempre stato con noi. Era un figlio delle sue montagne che ci ha insegnato molto della vita».
Anche Michele, suo compagno di classe ha voluto dedicare un pensiero al giovane: «L’abbiamo sempre sentito vicino come compagno di classe. Spesso era lui ad aiutare noi: se qualcuno non si ricordava i compiti, Alessandro era subito pronto a dare una mano».
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