I concerti all’Arci erano regolari, assolti i responsabili di due circoli
UDINE. Durante quelle due serate, si era ascoltata musica e bevuto qualche drink, in compagnia degli amici di sempre e in un ambiente familiare e ristretto.
Perchè è questo che un circolo privato Arci propone: momenti di incontro e aggregazione tra soci, tanti o pochi che siano, in un contesto associativo che nulla c’entra con i criteri imprenditoriali di chi persegue fini di lucro.
Eppure, per quei due concerti, quattro persone si erano ritrovate indagate dalla Procura di Udine per l’ipotesi di reato di apertura abusiva di luogo di pubblico spettacolo. Quattro anni dopo l’inizio del procedimento penale, il tribunale li ha assolti tutti con la formula «perchè non è previsto dalla legge come reato».
Nella vicenda erano rimasti coinvolti Giacomo Nizza, 27 anni, di Udine, e Jacopo Di Gaspero, 36, di Faedis, nelle qualità rispettivamente di legale rappresentante e di preposto del “Casaupa”, e Antonella Fiore, 38, di Udine, e Gianni Flaibani, 47, di Udine, a loro volta legale rappresentante e preposto del “MissKappa”.
In entrambi i casi, l’indagine era partita dalla segnalazione che Polizia locale e Questura avevano fatto alla Procura dopo le due ispezioni condotte in rapida successione nei due circoli, il 14 e il 21 gennaio 2011 (cioè nelle serate dei concerti) e culminate in una serie di multe (tutte impugnate e infine archiviate).
Secondo il pm, che aveva chiuso l’inchiesta emettendo decreto penale di condanna per tutti, avevano svolto attività d’intrattenimento e spettacolo, senza avere osservato le prescrizioni a tutela della pubblica incolumità. Ossia, più precisamente, senza avere fatto verificare da una commissione tecnica la solidità e la sicurezza dell’edificio e l’esistenza di uscite adatte allo sgombero in caso d’incendio.
Loro si erano opposti e il caso era approdato a dibattimento. Fino alla discussione dell’altro giorno, conclusa con la richiesta di assoluzione avanzata, oltre che dalla difesa, anche dallo stesso pubblico ministero, e infine accolta dal giudice monocratico Paolo Lauteri.
A vincere, insomma, è stata la tesi che l’avvocato Patrizia Fiore, che nel processo difendeva tutti gli imputati, aveva sostenuto già nell’istanza preliminare all’apertura dell’istruttoria dibattimentale. Richiamandosi a una massima della Corte di Cassazione del 1966, il legale aveva escluso la possibilità di applicare il reato contestato ai circoli privati Arci, trattandosi di «luoghi finalizzati all’incontro e all’aggregazione tra i soci, dedicato alla diffusione e promozione della cultura e alla creazione di momenti ricreativi e formativi».
Associazioni di promozione sociale, insomma, del tutto estranee ai crismi imprenditoriali e svincolate dal tipo di autorizzazioni, cui sono sottoposti invece «spettacoli pubblici o aperti al pubblico», come i teatri, i cinema e i circhi.
«Il tribunale ha reso giustizia agli anni di attesa e sofferenza attraverso cui sono passati gli imputati – ha commentato il presidente territoriale Arci di Udine, Antonella Fiore – e ha fissato un punto importante non solo per questa vicenda, ma anche per la corretta interpretazione delle norme che concernono l’apertura e le attività dei circoli privati». Le fa eco l’avvocato Patrizia Fiore. «Siamo soddisfatti – ha detto –, perché hanno vinto le ragioni del diritto e della democrazia».
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