«I gavettoni a scuola? Sono un atto di inciviltà»

Il preside d’accordo sull’intervento della polizia: «Fatelo a casa vostra» E a quanti minimizzano: c’è chi non lancia soltanto acqua e chi si è fatto male

Ha fatto discutere e diviso l’intervento della polizia in occasione del lancio di gavettoni fuori da scuola. Alcune mamme e alcuni papà, preoccupati per i loro figli, hanno infatti chiesto di impedire “il rito” e così è stato in molti istituti. Altri speravano di filmarli: «Un ricordo».

Qualche maturando – quelli che si divertono a bagnare i più giovani – non l’hanno presa bene e sui social è stato lanciato un post diventato virale (post che pubblichiamo qui a fianco) e finito nel mirino, tra l’altro, del dirigente scolastico del liceo Marinelli, Stefano Stefanel.

«Vorrei intervenire sul “rito” del lancio dell’acqua a scuola al termine dell’anno scolastico. Come avete scritto, la questura di Udine e l’Ufficio scolastico regionale hanno vietato di festeggiare la fine dell’anno scolastico lanciando acqua o altro a studenti, insegnanti, passanti. E infatti sabato 27 maggio le forze dell’ordine hanno presidiato gli ingressi di talune scuole. Alcuni studenti, però, hanno deciso di farlo in altre giornate e così fino al 13 giugno ogni giorno sarà buono per questa manifestazione di inciviltà che con la goliardia non ha nulla a che vedere».

«Ho letto un post girato sui social – continua Stefanel – e di cui sono venuto casualmente in possesso. Post che ben descrive il concetto su cui si basa il “rito”. Io non so ma, posso immaginare, cosa farebbe lei se un gruppo di lettori venisse a festeggiare davanti alla sede del Messaggero Veneto e bagnasse passanti, lavoratori e altri ancora. O cosa succederebbe se la cosa fosse fatta davanti a un tribunale, a un ospedale, a un municipio. Perché la scuola è diversa?».

«Come scrive l’estensore del delirante messaggio c’è gente che si è fatta male (“si butta sotto le macchine”) e purtroppo anche una persona, non a Udine, è deceduta. Ma ci sono anche quelli che hanno dovuto buttare via capi di abbigliamento (perché arriva addosso non solo acqua) o cellulari (che spesso sono il regalo per i 18 anni) o che sono dovuti restare a scuola o al lavoro per varie ore bagnati. Goliardia? No, pura inciviltà e pura mancanza di rispetto verso la scuola, l’istituzione, il lavoro». «Gli studenti del Marinelli – conclude il dirigente scolastico – sanno che saranno puniti se si accoderanno a questo rito incivile, come sono stati puniti negli anni scorsi. Io spero non facciano niente e ascoltino il questore, il direttore dell’ufficio scolastico regionale e anche me. Lo spero perché non voglio punirli, ma se lo faranno li punirò senza concedere alcuna attenuante, perché buttare acqua o altro addosso a chi non vuole è un atto incivile. Ci sono i “party” per questo, vadano là. La madre di Martignacco che in una lettera inviata al vostro giornale racconta che avrebbe voluto riprendere la figlia che con la pistola ad acqua annaffiava i passanti può farlo davanti a casa sua. La scuola, l’educazione, il senso civico sono altro». (g.z.)



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