I manager più pagati: Fincantieri e Generali al top, tra i “big” c’è Iorio di BpVi

Bono ha uno stipendio di 1,1 milioni, l’ex Ceo del Leone Greco arriva a quota 3,1. A livello nazionale irraggiungibile Marchionne con oltre 54 milioni di incassi
Bonaventura Monfalcone-21.04.2016 Coin Cerimony-Msc crociere-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-21.04.2016 Coin Cerimony-Msc crociere-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

UDINE. Sono sette i super manager di aziende regionali o che hanno interessi in Friuli Venezia Giulia nella classifica dei più pagati, con stipendi da fare invidia perfino ai calciatori.

Il più ricco in assoluto, nel 2015, è stato l’ex direttore generale di Fincantieri Andrea Mangoni, che tra emolumenti e buonuscita, per i suoi otto mesi al timone del colosso della cantieristica, si è portato a casa più di 3 milioni e mezzo di euro.

Mangoni, come è noto, se ne andò nel novembre dell’anno scorso, per divergenze di vedute sulle strategie aziendali.

Piazza d’onore per Mario Greco, anche lui un ex, per la precisione di Generali, della quale è stato alla guida negli ultimi anni. Greco ha incassato 3 milioni 159 mila euro, ma il 2015 è stato l’ultimo anno al vertice del Leone di Trieste.

Il manager infatti ha lasciato la sua poltronissima alla fine del gennaio scorso, per tornare a Zurich.

Terzo posto sul podio per Francesco Iorio, 48 anni, consigliere delegato e direttore generale di Banca Popolare di Vicenza. Un capitolo a parte merita proprio BpVi, travolta dalla crisi e dalle perdite (1,4 miliardi di rosso) e costretta a un complicato aumento di capitale per lo sbarco in Borsa. Iorio, per prendere in mano la patata bollente della banca ha preteso una buona entrata da 1,8 milioni, che sommata allo stipendio, fa lievitare i suoi compensi a 2,67 milioni.

A pagare il conto del dissesto di BpVi non sarà certo l’ex Ad Samuele Sorato, il manager che ha messo la sua firma sotto gli ultimi risultati economici con il segno meno: lui è uscito di scena con in tasca una buonuscita da 4 milioni di euro. Al quarto posto, con 1 milione 863 mila euro, troviamo il compianto ex amministratore delegato di Banca Generali Piermario Motta, scomparso prematuramente un mese fa a Milano.

Quinti e sesti i due capi della De Longhi (che ha uno stabilimento di produzione di radiatori a Moimacco), rispettivamente il presidente Giuseppe (un milione 600 mila euro di stipendio) e il vice presidente nonchè amministratore delegato Fabio (un milione 437 mila euro).

Chiude la classifica “dorata” dei big dell’imprenditoria Giuseppe Bono, il Ceo di Fincantieri, in sella da moltissimi anni, che nel 2015 ha dichiarato un milione 187 mila euro di entrate, frutto della sua attività manageriale.

Bonus milionari, buonuscite d’oro, premi alla carriera e una pioggia di “azioni-omaggio” regalano dunque un altro anno da incorniciare ai manager di piazza Affari.

Gli stipendi 2015 dei numeri uno delle società quotate, con buona pace di un Pil che stenta a decollare, hanno riaggiornato tutti i loro record: quattro super-Paperoni si sono messi in tasca un assegno superiore ai 10 milioni, in dieci hanno sfondato il muro dei cinque, oltre 50 fortunati - tra cui sei dirigenti di aziende pubbliche - sono entrati nel club esclusivo dei billionaire, riservato a chi in busta paga ha più di due milioni l’anno. Il re incontrastato, con grande distacco su tutti gli altri, è Sergio Marchionne che si è messo in tasca in dodici mesi 54,5 milioni, qualcosa come 150 mila euro al giorno.

L’ad di Fca ha legato gran parte dei compensi, l’86% del totale nel 2015, a bonus proporzionali ai risultati di bilancio. Meglio va l’azienda, più lui guadagna.

La strategia ha pagato: l’anno scorso ha ricevuto un compenso in contanti di 11,5 milioni (di cui 6,5 come premi) più 3,9 milioni di azioni Fca e 2,1 di Cnh - il produttore di mezzi per l’agricoltura controllato da Exor - assegnate gratuitamente per aver centrato i target di utile netto, reddito operativo e debito fissati negli anni precedenti. Il salvataggio della Fiat, la corsa dei titoli del Lingotto e il ruolo di gran cerimoniere nelle nozze con Chrysler hanno regalato a Marchionne dal 2004 ad oggi un piccolo tesoretto a otto zeri: in 11 anni ha incassato tra Exor, Fiat, Cnh, Sgs e Philip Morris stipendi per quasi 150 milioni.

Dietro Marchionne si piazza Adil Mehboob Khan, passato come una meteora al vertice di Luxottica e uscito di scena con un assegno-record di 13,5 milioni, buonuscita di 6,8 milioni compresa.

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