I migranti del parco affidati alla Caritas di Udine FOTO - VIDEO

Soluzione provvisoria per i rifugiati che chiedono asilo In campo la diocesi. Ora la convenzione col Ministero

UDINE. Una soluzione provvisoria (la sistemazione dei venti migranti presso le strutture messe a disposizione della Caritas e dal centro di accoglienza Fogolar di via Pracchiuso) in attesa di una sistemazione più adeguata attraverso una specifica convenzione da sottoporre al Ministero dell’Interno.

E’ questo il risultato ottenuto ieri mattina al termine della riunione del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza convocato dal viceprefetto vicario Francesco Palazzolo, che ha precisato: «Le circa venti persone che si sono accampate nei giorni scorsi al parco Moretti hanno chiesto asilo e sono già state identificate dalle forze dell’ordine».

E ha aggiunto: «A loro bisogna dare una risposta adeguata e dignitosa in attesa che si rendano disponibili i posti necessari presso il sistema di accoglienza degli Sprar e dei Cara».

Una risposta che, per ora, è arrivata grazie alle associazioni impegnate a sostegno dei migranti in Friuli. Le stesse che erano presenti al vertice di ieri mattina. In primis la Caritas diocesana, che si è presa carico di ospitare una dozzina di richiedenti protezione internazionale, utilizzando la struttura dell’Efa di vicolo Stabernao e quelle della parrocchia di San Pio X.

Al centro Fogolar di via Pracchiuso, invece, saranno ospitati sei migranti, tre dei quali già domani saranno inseriti nel sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) di Pordenone. Mentre un altro è già stato trasferito ieri allo Sprar di Codroipo. Insomma, come ha chiarito Antonella Nonino, assessore con delega ai diritti e all’inclusione sociale del Comune di Udine, nessuno ieri notte è rimasto all’addiaccio.

Ma l’emergenza sul fronte migratorio rimane. Nonostante ieri siano stati espulsi con decreto gli otto afghani individuati lunedì mattina in stazione, i dati forniti dalla Questura di Udine parlano di un fenomeno in crescita.

«E’ una problematica strutturale», ha detto intervenendo all’incontro il sindaco Furio Honsell che ha anche sottolineato: «A differenze di altre province italiane a Udine non è stato ancora riconosciuto lo status di “provincia di frontiera” e quindi il nostro capoluogo non ha gli strumenti per gestire questi flussi di profughi che vengono abbandonati per le carenze delle strutture statali».

Alle carenze del parco Moretti hanno fatto fronte anche i volontari del centro solidarietà “Giovanni Micesio”, rappresentati ieri mattina dal fondatore don Davide Larice. Presenti al vertice pure il direttore della casa dell’Immacolata di don Emilio de Roja e l’associazione Nuovi cittadini onlus.

Tra i più critici don Pierluigi Di Piazza, che ha dato la disponibilità ad accogliere quattro migranti nel centro Balducci. L’attesa è ora per la convenzione che dovrebbe essere sottoposta al Ministero. Per non trovarsi impreparati alla prossima “emergenza”.

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