I parroci: il racket dei mendicanti c'è

Udine, don Brianti: sì a un’ordinanza per limitare il fenomeno. Tanzi (Pdl): i questuanti chiedano la carità al sindaco

UDINE. Arrivano la mattina di buon’ora a bordo di furgoncini. Da quei mezzi scendono donne e uomini malconci che per molte ore girovagano per la città in cerca di un aiuto. Ma i mendicanti, spesso, sono le prime vittime di un sistema organizzato che non lascia loro neppure un euro di quanto racimolato. E ora, ad alzare la voce contro il racket della questua sono i parroci.

Perché in questi giorni il centro storico è preso di mira dai cosiddetti mendicanti molesti e sono proprio i “don” a pattugliare le parrocchie. Intanto l’opposizione riaccende la polemica sull’ordinanza che il sindaco, Furio Honsell, sembrava in un primo momento disposto a firmare, salvo poi tirare bruscamente il freno a mano dopo il vertice del centrosinistra.

«Esistono due categorie di mendicanti – spiega don Giancarlo Brianti –: persone che da anni conosciamo e seguiamo, i cosiddetti barboni e i senzatetto, che senza insistenza e aggressività chiedono un sostentamento, ma nell’ultimo periodo si è affiancata una seconda categoria di persone che chiede con insistenza l’elemosina, la pretende, ne ho mandati via alcuni davanti alla chiesa perché rovesciano il concetto di debole e forte obbligando la gente all’offerta».

Da qualche tempo i mendicanti non si fermano più sulla soglia della chiesa. Entrano durante la funzione e costringono i fedeli a chiedere loro di uscire. Un copione sempre uguale che si ripete in tutte le parrocchie della città. Dalla basilica delle Grazie in piazza Primo Maggio («è un problema che esiste anche nella nostra parrocchia», ha detto il parroco-priore, padre Francesco Polotto), alla chiesa di San Quirino, in via Gemona («ho spiegato che nella casa del Signore si viene solo per pregare», ha detto uno dei volontari che danno una mano a don Claudio Como). E c’è anche qualche parroco che, al termine della messa, non ha esitato a inforcare la bicicletta e rincorrere un mendicante molesto. «Non è più ritornato», racconta.

È don Brianti ad aprire all’ipotesi di un’ordinanza. «È uno strumento utile – spiega – purché sia inserito in una rete di assistenza. Ma il documento potrebbe essere utile solo se messo a punto insieme al monitoraggio di una situazione complessa: serve un intervento anche per capire se dietro ci sono organizzazioni che sfruttano queste persone. Non dev’essere un’azione a spot per “pulire la città”: il problema è più grande, stiamo parlando di esseri umani che vengono sfruttati. Serve un lavoro in rete per colpire chi si serve delle persone».

Intanto il portavoce dell’opposizione di centrodestra, Adriano Ioan, punta il dito contro «l’aggravio di spesa che comporta la convocazione di una commissione: Honsell si deve assumere le proprie responsabilità». E il vice capogruppo del Pdl in consiglio comunale Vincenzo Tanzi lancia una provocazione: «Invito tutti questuanti in giro per Udine a recarsi ogni giorno nell’ufficio del sindaco e degli assessori a chiedere a loro l’elemosina e poi vediamo cosa succede e come la pensano. Almeno così scopriremo se esiste davvero la solidarietà cristiana che tanto invocano, oppure è solo di facciata».

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