I parroci in prima linea per la montagna: "Serve una politica più lungimirante"
UDINE. Offre il suo aiuto la Chiesa friulana. Per risolvere i problemi, per riparare i danni causati dal maltempo, «per rimettersi insieme in cammino con forza e serenità». In prima linea loro, i parroci e i sacerdoti della forania della montagna, assieme all’arcivescovo di Udine monsignor Andrea Bruno Mazzocato. Loro che esprimono «gratitudine, riconoscenza e dedizione» ad amministratori, forze dell’ordine, volontari, lavoratori.
A chi ha portato sollievo alle comunità flagellate in Carnia, Canal del Ferro e Valcanale, a chi ha saputo reagire, a chi ci ha messo cuore e braccia, fin dall’inizio. Loro che offrono «a tutti il necessario conforto spirituale e la ricchezza della preghiera, specialmente per le comunità e le famiglie più colpite».
E che si appellano alle istituzioni. Perché «serve una maggiore attenzione alla montagna friulana così affascinante e così fragile». Si deve pensare, insomma, «a una politica più precisa e più decisa, più lungimirante e più consapevole della fatica e del coraggio richiesti a chi, vivendo in questo territorio, lo deve custodire anche a favore di coloro che risiedono in collina, in pianura e in città».
Per la montagna si è fatto tanto negli anni. Ma non basta. O meglio, «occorre indirizzare diversamente le energie, i pensieri e le riflessioni, perché di convegni sui problemi che la affliggono ne sono stati fatti tanti e sono state date altrettante indicazioni, ora bisogna vedere quali sono le azioni da mettere in atto ripartendo dal tema della cultura, implementando l’accesso agli studi superiori, ad esempio, per dare alla popolazione la possibilità di esplicitare e valorizzare le ricchezze di questo territorio» riferisce monsignor Angelo Zanello, parroco di Tolmezzo. La montagna flagellata ha reagito, subito.
Lo ha fatto la sua gente. «Dimostrando – continua monsignor Zanello – una capacità straordinaria di risolvere i problemi. Qui si è visto il “fasin di bessôi” che vuol dire rimbocchiamoci le maniche perché quello che possiamo fare lo facciamo subito. Il principio di sussidiarietà ancora una volta ha funzionato perfettamente». Ed è da qui che si deve ripartire. «Da una montagna che sia viva, vitale, una forza propulsiva della regione. Lo è stata storicamente e oggi ne ha tutte le potenzialità. È una montagna che resta madre, che insegna, che propone in questo momento di ripensare e di riprogettare il territorio».
L’arcivescovo di Udine Mazzocato ha incontrato e ascoltato parroci e sacerdoti per comprendere la gravità della situazione e per fare un’analisi approfondita anche degli ingenti danni causati alle chiese, agli affreschi, agli altari lignei, alle pale d’altare che fanno parte del patrimonio ecclesiastico, «un patrimonio artistico e culturale straordinario, presente in ogni angolo della Carnia, uno scrigno prezioso che scopriamo ogni giorno di più, così ricco e conservato bene».
Ecco che la politica deve sviluppare «con intelligenza un modello unico di azione – prosegue monsignor Zanello – con degli step di avanzamento che indichino che stiamo andando verso una direzione ben precisa senza che ogni volta si cambi per dare un contentino a chi mi ha votato. No, si deve avere un progetto complessivo e bisogna essere umili e intelligenti per farlo avanzare con punti fermi senza ritornare indietro».
I parroci sono pronti «a offrire a tutti il necessario conforto spirituale e la ricchezza della preghiera specialmente per le comunità e le famiglie più colpite» e confermano «la totale disponibilità propria e delle parrocchie, con le loro persone e mezzi, per essere d’aiuto a risolvere i problemi e a riparare i danni».
Una Chiesa, quella friulana, che in questo processo di sistemazione e rinascita dopo il disastro vuole essere inclusa. E che invita «in sintonia con quanto richiede papa Francesco, una attenzione speciale per il creato, perché le sue forze non si ritorcano contro l’uomo stesso che talvolta ha posto le premesse di diversi disastri».
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto