I piccoli in lacrime: «Mamma non lasciarmi qui»
In una stanza buia, lasciati in un angolo, la faccia rivolta verso il muro. «Sei un incapace», se il disegno non veniva terminato entro il tempo di consegna o, se non era bello. I bimbi hanno raccontato ai genitori punizioni e maltrattamenti

Bambini all'asilo
UDINE. In una stanza buia, lasciati in un angolo, la faccia rivolta verso il muro. «Sei un incapace», se il disegno non veniva terminato entro il tempo di consegna o, se non era bello, veniva strappato. «É una schifezza, una porcheria». Se cadeva a terra un pezzo di pane, intimoriti, si sbrigavano a raccoglierlo prima che qualcuno se ne accorgesse. Se non terminavano il pranzo, l’ennesima punizione.
«Mamma non lasciarmi qui, ti prego, non ci voglio stare». Supplicavano, quei bambini, pur di non rimanere all’asilo. Poi, dopo i pianti e le lacrime, sono arrivati gli incubi di notte, la paura e per qualcuno anche il vomito.
«Mamma non glielo raccontare alla maestra o mi sgriderà ancora». Sono le mamme e i papà che dopo mesi di silenzio trovano il coraggio di raccontare il calvario che hanno vissuto i loro bimbi, maltrattati alla materna da alcune delle maestre. Non riescono a trattenere l’emozione, parlano quasi fosse una liberazione. «All’inizio non capivo cosa stesse accadendo quando mi pregava di non andare a scuola, pensavo fosse la normale reazione di un bimbo che si deve abituare al distacco e all’asilo – racconta una mamma – . Poi però piangeva e urlava, aveva cominciato ad avere gli incubi di notte, arrivando persino a vomitare quand’era il momento di entrare in classe». I genitori si sentivano dire, agli incontri richiesti con le insegnanti, che era normale, «che il proprio figlio si inventava tutto, che i bambini bisogna contenerli e non mettersi al loro livello, o non impareranno a rispettare gli adulti».
Qualcuno per paura di non sentirsi all’altezza non voleva nemmeno partecipare alle recite, altri manifestavano atteggiamenti scontrosi.
«Incapace è un termine che a casa nostra non avevamo mai utilizzato e quando nostro figlio ci ha chiesto il significato abbiamo cominciato a capire, dai suoi racconti, che a scuola qualcosa non andava», sono le parole di un’altra mamma. Tristezza, amarezza, senso di colpa per non aver capito prima. Un’esperienza da dimenticare, ma che va raccontata.
Incredulo e sorpreso lo stesso primo cittadino di Pasian di Prato Andrea Pozzo: «Posso testimoniare che quella scuola è un fiore all’occhiello per la nostra comunità e queste notizie sono dolorose e incomprensibili». Sempre attenta e gradita per le iniziative che hanno coinvolto la comunità e lo stesso Comune, la materna – per il primo cittadino che conferma di non aver mai ricevuto notizie in merito a maltrattamenti – è sempre stata una struttura apprezzata.
«Mi auguro si tratti di comportamenti imputabili a episodi e singole persone che non intacchino la reputazione della scuola, una realtà sana che non deve pagare per gli sbagli di qualcuno – aggiunge – e che la magistratura faccia il proprio corso con tutti gli accertamenti del caso perché il bene dei bambini è la prima cosa da tutelare».
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