I professori scioperano: sessione estiva ed esami a rischio

UDINE. Lo sciopero dei prof, indetto dal Movimento per la Dignità della docenza universitaria per protestare principalmente contro la sospensione degli scatti di anzianità tra il 2011 e il 2015, mette a rischio le prime date degli appelli della sessione estiva d’esame. La protesta non risparmierà neppure l’ateneo di Udine: 57 docenti su un totale di 407 in servizio all’università friulana hanno sottoscritto lo scorso febbraio il documento di indizione dello stato di agitazione che, scattato venerdì scorso, si protrarrà fino al prossimo 31 agosto. Gli studenti temono che gli effetti della protesta possano causare ritardi fatali per l’assegnazione delle borse di studio e per il completamento del percorso d’esame, con universitari costretti a rinviare la discussione della tesi alla sessione successiva.
I motivi dello sciopero
L’agitazione di queste settimane fa seguito a quella organizzata lo scorso anno. Ottenuto un premio in denaro una tantum e un parziale ripristino degli scatti, i docenti chiedono che le classi, gli stipendi e gli scatti stipendiali «bloccati nel quinquennio 2011-2015, vengano sbloccati a partire dal 1° gennaio 2015, anziché, come è attualmente, dal 1° gennaio 2016». Il Movimento per la Dignità della docenza universitaria chiede anche che vengano erogati 80 milioni di euro per garantire una borsa di studio agli studenti idonei, ma rimasti fuori dalle graduatorie per l’assegnazione a causa della scarsità di risorse. La protesta si traduce nel “salto” del primo appello della sessione estiva d’esame: alla cancellazione dell’appello fa seguito una comunicazione alla commissione di garanzia dell’ateneo, che fissa un appello sostitutivo straordinario entro il quindicesimo giorno dall’astensione dalla docenza.
L’appello degli studenti
Gli universitari, che pure condividono i motivi della protesta, si appellano ai docenti affinché la serrata non produca effetti negativi sul loro piano di studi. «Ci schieriamo con loro e siamo pronti a sostenerli – spiega Mattia Cuzzocrea della Lista Universo (ex Left), membro del cda dell’Università di Udine –. Non condividiamo però le modalità dello sciopero: un appello rinviato o spostato può avere conseguenze nell’organizzazione degli studenti, compromettendo l’accesso alle borse di studio e le iscrizioni alla sessione di laurea». Per Cuzzocrea, «è necessario che all’attività di protesta sia accompagnata da occasioni di dialogo e confronto tra docenti e studenti. Noi chiederemo al Consiglio degli studenti di schierarsi contro lo sciopero, condannando le modalità, fermo restando il sostegno alle istanze».
Astensione a macchia di leopardo
Un appello, quello degli studenti, raccolto anche da alcuni docenti che hanno sottoscritto il documento di indizione dello sciopero. È il caso del professor Daniele Morandi Bonaccossi, professore ordinario di archeologia e storia dell’arte del vicino Oriente antico. «Lo scorso anno avevo aderito: questa volta, comprendendo i disagi degli studenti, sono tornato sui miei passi», racconta mentre è in corso un appello.
Dimitri Bensa, che insegna matematica e analisi numerica, conferma invece la propria adesione allo sciopero: «Gli studenti devono stare tranquilli: il nostro Dipartimento garantisce per ogni sessione fino a sei appelli e li assicureremo anche in questa circostanza. Al massimo, la prima data slitterà di due settimane: ci sarà un minimo di disagio, ma cercheremo di venire incontro agli studenti che si trovano a ridosso della discussione della tesi. In fondo, tra le ragioni della protesta ci sono anche le problematiche relative al diritto allo studio».
«È abbastanza chiaro che le modalità dell’agitazione siano molto contenute – riflette Giovanni Curatola, docente di archeologia e storia dell’arte musulmana al Dipartimento di Conservazione dei beni culturali –. Vogliamo mettere l’accento su una situazione che si trascina da anni e che non riguarda solo le questioni legate allo stipendio». Antonio Massarutto, docente di Economia applicata, ritiene che gli sviluppi politici delle ultime settimane debbano innescare una riflessione sullo stato di agitazione: «Preferirei fosse rinviato in altra data, in attesa di interloquire con il nuovo governo. Forse un congelamento dello sciopero sarebbe la soluzione più saggia».
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