I segreti del Palù, patrimonio Unesco
Oggi la Soprintendenza confermerà l’anticipazione del nostro giornale. Ecco come fare a visitare l’area del Livenza.
C’è unanime soddisfazione per l’iscrizione dell’abitato palafitticolo di Palù di Livenza, all’interno di una candidatura seriale internazionale comprendente ben 11 siti distribuiti in sei Paesi dell’arco alpino, nella lista del patrimonio mondiale Unesco.
Oggi alle 11 in viale Miramare a Trieste, si terrà la conferenza stampa che ufficializzerà il riconoscimento alla presenza di Giangiacomo Martines (direttore regionale per i Beni culturali e paesaggistici del Friuli Venezia Giulia), Luigi Fozzati (Soprintendente per i Beni archeologici del Friuli Venezia Giulia), Giuseppe Bressa (assessore alla Cultura della Provincia di Pordenone), Angela Sanchini (assessore al turismo del Comune di Polcenigo), Serena Vitri e Roberto Micheli (archeologi e funzionari della Soprintendenza per i Beni archeologici del Friuli Venezia Giulia).
«All’interno della candidatura seriale internazionale il sito di Palù di Livenza è ritenuto d’eccellenza perché, sebbene indagato già da una trentina d’anni, presenta un deposito archeologico ancora ottimamente conservato - spiega Micheli -. Vi si possono trovare, infatti, resti lignei di abitazioni ben conservate e un patrimonio molto ricco dal punto di vista paleobotanico. Il Palù di Livenza è estremamente interessante per la sua conformazione morfologica e per la sua naturale collocazione. L’insediamento palafitticolo risale al tardo Neolitico fra il V e il IV millennio a.C. con reperti più recenti anche dell’Età del Bronzo. I reperti in pietra, invece, sono datati a 12-11 mila anni fa e attestano la frequentazione antichissima del sito».
Il riconoscimento da parte dell’Unesco apre ora le porte a investimenti importanti per rendere veramente fruibile il sito ai fini dell’avviamento di una nuova forma di turismo culturale. L’area di Palù di Livenza, che già nel nome rimanda a una superficie acquitrinosa, compresa fra le risorgive del fiume e le marcite a valle, che consente permette la dimora di molte specie vegetali igrofite e di un’avifauna tipicamente palustre, oggi è raggiungibile seguendo più percorsi. Dal centro abitato di Polcenigo, infatti, si possono percorrere via Roma fino alla chiesa di san Rocco, via Livenza, il ponte sul Livenza fino al raggiungimento del parcheggio sterrato dove è presente della cartellonistica di base. Dalle sorgenti della Santissima si possono seguire i vari sentieri attualmente incolti.
Anche da Caneva le possibilità sono due: attraverso Fiaschetti, via Livenza, la Tarcisa e via Longone oppure attraverso Sarone, via Col de Ros e da qui la strada pedemontana o via Longone.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto