I sindaci non si piegano ai teppisti: «Fanno un danno all’intera comunità»
Il primo cittadino di Sacile, Spagnol: «Le parti danneggiate vengono sostituite per i controlli». In Friuli cresce il numero di bussolotti installati: in un anno sono cresciuti del 30 per cento
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UDINE. «I Velo-ok funzionano. E gli atti vandalici non ci fanno cambiare idea sulla loro utilità, questo è certo». Il sindaco di Sacile, Carlo Spagnol, è perentorio. La città liventina risulta essere uno dei teatri preferiti per le scorribande dei vandali che si divertono a danneggiare le colonnine arancioni. Un primato, va detto, consolidato sopratutto nei primi anni di sperimentazione dei dispositivi, quando l’amministrazione retta dall’allora sindaco Roberto Ceraolo fu tra le prime ad affidarsi ai bussolotti come dissuasori anti-velocità.
I sindaci tengono duro
«Il problema alla base è l’ignoranza – spiega Spagnol –. In diversi casi i vandali si sono divertiti a oscurare, perlopiù con vernice bianca, gli occhielli trasparenti montati sulla parte superiore della colonnina. Peccato però che quella parte del box venga sostituita in occasione dei controlli per permettere l’alloggiamento del dispositivo di rilevamento».
Il sindaco di Sacile “benedice” i cassonetti arancioni: «Le multe sono diminuite: i controlli vengono effettuati di tanto in tanto, di certo la velocità media rilevata è scesa di parecchio da quando li montiamo sulle nostre strade. Gli atti vandalici non spostano di una virgola il nostro approccio: non li smonteremo di sicuro».
Sulla stessa lunghezza d’onda il collega primo cittadino di Pagnacco, Luca Mazzaro, che nel giro di un anno ha fatto installare otto Velo-ok sulle strade del suo comune. Due sono stati già buttati giù dai soliti ignoti. «Non è un dispetto nei confronti delle amministrazioni comunali: gli apparecchi sono a noleggio e, se danneggiati, vengono sostituiti dalla ditta che ce li affitta», indica il sindaco. Ma perché così tanti danneggiamenti? Mazzaro offre due letture: «Da un lato c’è chi vuole semplicemente mettere a segno una bravata. Dall’altro, non possiamo escludere che esistano persone infastidite dalla presenza dei velobox, scontenti magari perché non possono pigiare sull’acceleratore in una determinata strada».
Più di 200 box in friuli
In Friuli Venezia Giulia sono 43 le amministrazioni municipali che hanno scelto di montare lungo le proprie strade i Velo-ok. Di queste, 16 sono della provincia di Pordenone, 25 di Udine e due di Gorizia. Un comune su cinque, in sostanza, è dotato dei bussolotti arancioni che funzionano come dissuasori, simulando la presenza dei ben più temibili autovelox: le colonnine fornite dalla NoiSicuri srl di Brescia (che distribuisce un prodotto materialmente costruito dalla Globex di Perugia) altro non sono che un guscio di plastica, del peso di venti chili e del diametro di 45 centimetri, ancorati al terreno con placche di metallo fissate a una base di cemento.
Nell’arco di un anno i Velo-ok si sono moltiplicati in Friuli, passando da poco più di 150 agli attuali 210. Il costo? Circa 1.200 euro ad apparecchio, una cifra da molti giudicata spropositata per quello che a tutti gli effetti è un contenitore (vuoto) di pvc, che viene soltanto saltuariamente “riempito” con l’autovelox vero e proprio, rigorosamente con la presenza della Polizia locale. «Ma dietro quella cifra c’è un progetto: assieme al Velo-ok forniamo alle amministrazioni comunali una serie di verifiche e test sulla velocità, oltre a specifici progetti legati alla sicurezza stradale, che coinvolgono anche le scuole», spiega il direttore della NoiSicuri, Paolo Goglio.
Dissuasori che funzionano
E se a chi li prende di mira i cilindri arancioni evidentemente non piacciono, sono al contrario molti i Comuni che ricevono dai residenti richieste di installazione dei dispositivi, che senza dubbio dissuadono molti novelli Hamilton dal cercare il tempo da record sul giro tra le salite di Moruzzo e i rettilinei di Meduno.
«Proprio ieri (mercoledì, ndr) un cittadino mi ha telefonato per chiedermi l’installazione di un dispositivo su un tratto rettilineo di poche centinaia di metri, compreso tra due rotonde – spiega Mazzaro –. Nonostante le rotatorie più di qualcuno riesce a spingere la propria automobile fino ai cento chilometri orari. Il Comune non punta a fare cassa: vogliamo fare prevenzione e, se possibile, anche educazione. Di recente, sempre con la ditta che ci fornisce i velobox, abbiamo attivato un percorso nelle scuole, con spettacoli teatrali dedicati proprio alla sicurezza stradale», conclude il sindaco di Pagnacco.
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