I soldi dell’ex commercialista inguaiano moglie e figlio

RIVIGNANO TEOR. Avrebbero preferito difendersi davanti al gup, documentando una per una le operazioni finanziarie finite sotto la lente della Procura di Udine, dopo che un’inchiesta della Guardia di finanza, nel 2014, aveva travolto il commercialista Enea Mauro, 63 anni, di Rivignano Teor (attualmente sospeso dall’Ordine), contestandogli l’appropriazione indebita, per anni, del denaro che i clienti gli consegnavano per il pagamento di imposte e contributi.
E invece, Loredana Pincin, 61 anni, di Rivignano Teor, e Gianluca Mauro, 28, di Udine, rispettivamente moglie e figlio del professionista, entrambi a loro volta nei guai con l’accusa di concorso in riciclaggio, dovranno attendere l’istruttoria dibattimentale.
Rigettata la richiesta di ammissione al rito abbreviato, che la difesa aveva condizionato appunto all’acquisizione e all’esame di una perizia contabile, il giudice dell’udienza preliminare, Daniele Faleschini Barnaba, ha emesso per entrambi decreto di rinvio a giudizio davanti al tribunale collegiale, ritenendo che la mole della documentazione prodotta dalla difesa necessiti, per l’appunto, del vaglio dibattimentale. Il processo comincerà il 27 ottobre.
Per la sorella dell’ex commercialista, Roberta Mauro, 57 anni, di Rivignano Teor, invece, il procedimento si è chiuso ieri: ammessa all’abbreviato condizionato a una consulenza psicologica, è stata assolta con la formula «perchè il fatto non costituisce reato».
Il difensore, avvocato Margherita D’Este, aveva sostenuto la mancanza di consapevolezza rispetto all’acquisto dei soli due terreni in contestazione, insistendo sulla sua marginalità in seno alla Agroskemi, di cui era socia, ma che in realtà sarebbe stata gestita interamente dal fratello, con delega illimitata sui conti correnti. Di tutt’altro avviso il pm Paola De Franceschi, che ne aveva chiesto la condanna a 2 anni di reclusione.
I fatti di cui Pincin e il figlio Gianluca dovranno rispondere - lei in quanto legale rappresentante della Skemistabili e lui socio della stessa Agroskemi - coprono un periodo compreso tra il 2005 e il 2012. In tesi accusatoria, avrebbero sostituito o trasferito somme ritenute provento dell’appropriazione indebita contestata a Enea Mauro, per un ammontare complessivo di 767.570,16 euro - reato per il quale sono già a dibattimento alcuni procedimenti -, ricevendole sui propri conti correnti, attraverso numerosi bonifici bancari, e provvedendo poi a investirle nell’acquisto di beni immobili loro intestati.
Tesi che il collegio difensivo, formato dagli avvocati Roberto Mete, Samantha Zuccato e Cristina Rainis, punta a scardinare a dibattimento.
«C’è rammarico per la mancata ammissione del giudizio abbreviato – afferma l’avvocato Mete –, che avevamo condizionato all’esposizione di un elaborato peritale con cui si intendeva dimostrare come gli acquisti immobiliari contestati fossero stati eseguiti non certo con danaro di provenienza illecita. Il gup ha ritenuto preferibile l’approfondimento dibattimentale e non possiamo che prenderne atto – continua –, tanto che la richiesta sarà senz’altro riproposta davanti al collegio giudicante, laddove dimostrare l’insussistenza del riciclaggio».
Nel suo intervento, il legale aveva evidenziato tra l’altro la «frammentarietà delle diverse posizioni» della vicenda processuale di Enea Mauro.
«Non c’è stata un’indagine svolta da un singolo ufficio investigativo – ha detto Mete – e questo ha reso non agevole la possibilità di definire stragiudizialmente le posizioni in cui si possono ravvisare effettive irregolarità. In molti casi – spiega –, probabilmente sull’onda dell’emotività conseguente alla diffusione della notizia dell’apertura dei singoli procedimenti, sono state proposte da diverse persone offese denunce infondate, o quanto meno evidenzianti danni clamorosamente esorbitanti la realtà dell’accaduto». Nel procedimento un buon numero di denuncianti si è costituito parte civile.
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