I soldi di Ge.Tur a Tuglia Commercialista indagato

Accuse di appropriazione indebita e falso per l’ex presidente del Cda Pirelli Marti. Il pm Tito: chiese un fido di un milione per coprire le perdite di una delle sue società.

UDINE. Prima, la riunione fantasma e la delibera approvata da un non meno immaginario Consiglio d’amministrazione della Ge.Tur Scarl. Poi, il fido di un milione di euro erogato dalla Banca di Udine - proprio in forza di quella delibera - a favore della cooperativa e prontamente dirottato, in parte attraverso bonifico e in parte con assegno circolare, nelle casse della Tuglia Sci srl. Infine, sapendosi scoperto dagli altri consiglieri, il repentino dietrofront, con la restituzione di due terzi del denaro alla Ge.Tur, ma anche, quello stesso giorno, di nuovo all’insaputa di tutti, l’ordine di un bonifico di altri 60 mila euro ancora una volta sul conto della Tuglia. Per un totale di 310 mila euro di danno patrimoniale alla Ge.Tur.

Cioè, alla cooperativa di cui, all’epoca - fra il 20 e il 31 maggio del 2010 - Franco Pirelli Marti era ancora presidente del Cda. Sono le tappe del nuovo caso finito nel mirino del procuratore aggiunto Raffaele Tito. Un “pasticcio” che al magistrato - alle prese già con l’ancora più intricata vicenda giudiziaria di Fingefa - era stato segnalato attraverso la querela degli attuali vertici della Ge.Tur Scarl e che in questi giorni è approdato alle prime conclusioni. Quelle che vedono il commercialista 57enne di Feletto indagato per le ipotesi di reato di falsità in scrittura privata, appropriazione indebita e infedeltà patrimoniale. Nei guai anche Maurizio Caschi, 49 anni, di Campoformido, a sua volta indagato per aver contravvenuto, nella sua veste di capo area commerciale della Banca di Udine, all’obbligo d’identificazione per la pratica di mutuo concesso a Pirelli Marti, e per non avere svolto alcuna istruttoria sulla sua legittimità a chiedere quel prestito. Gli indagati sono difesi rispettivamente dall’avvocato Luca Ponti e dall’avvocato Aldo Scalettaris.

A monte dell’operazione finita al centro dell’inchiesta, secondo il castello accusatorio, il tentativo del professionista di coprire le rilevanti perdite esistenti in altre società di capitali, facenti capo a lui stesso e di cui era amministratore di diritto e di fatto. Società, come appunto la Tuglia Sci - nota per avere gestito gli impianti di risalita a Sappada, nell’ambito delle attività sociali messe in campo dall’Ente friulano di assistenza - del tutto scollegate dalla Ge.Tur e inserite invece nell’orbita di Fingefa, la società “madre” gestita, fino al giugno 2010, da Pirelli Marti, e fallita, l’inverno scorso, insieme alle sue sei partecipate.

Tutto sarebbe cominciato il 5 maggio, con il falso verbale di deliberazione del Cda di Ge.Tur, con cui si chiedeva alla Banca di Udine un affidamento temporaneo, in conto corrente e con rientro al 31 gennaio 2011, fino a un importo di 2 milioni di euro, e si conferivano al presidente i poteri necessari per il perfezionamento dell’operazione. Riunione in realtà mai tenuta, ma capace lo stesso di fare ottenere l’erogazione di un milione di euro sul conto corrente della cooperativa. Denaro che Pirelli Marti avrebbe a quel punto gestito «come se ne fosse il vero proprietario»: bonifico di 750 mila euro e, il giorno dopo, assegno di 250 mila a favore di Tuglia, di cui era presidente del Cda e amministratore. Salvo poi, scoperto dal resto del Cda di Ge.Tur, tornare sui suoi passi, facendo rientrare però soltanto la prima quota e lasciando nel patrimonio di Tuglia il resto, con l’aggiunta di ulteriori 60 mila euro, fatti transitare tramite bonifico dalle risorse finanziarie di Ge.Tur a quelle della srl. Da qui, anche l’accusa di infedeltà patrimoniale.

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