I vertici CoopCa potrebbero dover risarcire i danni ai soci
UDINE. Se dall’indagine che la Procura di Udine ha aperto su CoopCa emergessero fatti penalmente rilevanti nei confronti degli amministratori della società, è intenzione del commissario giudiziale costituirsi parte civile nel procedimento che vede indagati 12 amministratori e 2 consulenti.
Poche parole, ma di pietra, quelle scritte dal commissario Fabiola Beltramini nella relazione ai creditori con un effetto diretto anche sull’attivo concordatario, visto che un eventuale risarcimento andrebbe a “ingrossare” le partite a disposizione dei creditori. Beltramini ricorda che la proposta concordataria menziona azioni giudiziali potenziali, risarcitorie e di responsabilità, nei confronti degli amministratori, dell’organo di controllo e dei direttori generali.
Azioni che potranno essere poste in essere anche dopo l’eventuale approvazione del concordato, da parte del liquidatore giudiziario, previa delibera da parte dell’assemblea. «Questi - scrive Beltramini - analizzerà e valuterà l’esistenza dei presupposti di merito e di convenienza per procedere a tale iniziative volta a ottenere il risarcimento del pregiudizio arrecato al patrimonio dagli organi sociali violando i doveri imposti dalla legge e dallo statuto».
Nella relazione del commissario ci sono anche valutazioni su alcune operazioni gestionali operate dal consiglio di amministrazione. Tra queste la costituzione di ImmobilcoopCa una società controllata che ha permesso, con la cessione di alcuni immobili, di far emergere plusvalenze, in due anni, superiori agli 8 milioni di euro che hanno ridotto, solo formalmente, le perdite di bilancio.
«La costituzione di ImmobilcoopCa e la successiva cessione a quest’ultima di parte del patrimonio immobiliare della cooperativa - scrive Beltramini - non hanno fornito alcun contributo alla risoluzione della situazione di grave crisi già in atto».
Un tracollo legato alla crisi strutturale dei consumi «che ha portato le aziende che operano nel settore della distribuzione a registrare continue contrazioni di fatturato».
Il problema è che «tale situazione si è riversata su un’azienda caratterizzata da una struttura patrimoniale appesantita da una forte componente di debito, originato nel 2010 come conseguenza della costruzione del centro direzionale di Amaro e aggravatasi ulteriormente per effetto di una strategia aziendale incentrata prevalentemente sul recupero del fatturato attraverso operazioni di acquisizione e riqualificazione dei punti vendita che sono apparse, spesso, non sufficientemente ponderate e approfondite nei loro prevedibili effetti, sia in termini economici che finanziari.
In un mercato aggressivo e concorrenziale - conclude Beltramini - la società non è stata in grado di sviluppare un progetto strategico coerente che consentisse di contrastare le azioni della concorrenza e di recuperare marginalità».
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