Iacchetti: per rinascere l’Italia va azzerata
UDINE. Enzino è rientrato a base luna, da quasi vent’anni prediletta casa televisiva. E con tempismo l’Auditel fa sentire il picco. Striscia con Greggio-Iacchetti è quella vera, poche storie. «Mi spiace per gli altri - dice lui fingendo un moto di superbia - ma noi siamo i migliori. E poi non si lamentino troppo: secondi è pur sempre un ottimo piazzamento».
Scherzandoci su - perché certo Iac non è tipo da tirarsela - però la imbrocca. Togli il duo da quelle poltrone e l’ambaradan satirico non è più lo stesso. Siamo entrati nella diciannovesima stagione del signor Enzo. «No, no, stiamo zitti per carità. Sono leggermente superstizioso. Al venti non ci voglio proprio pensare. Quando e semmai il numero tondo giungerà al cospetto, allora - a quel punto - festeggeremo davanti all’evidenza». Tié. Gli uomini di scena non lesinano piccole manie legate alla superstizione ed è quasi un marchio di fabbrica.
Non è che telefoniamo a Iacchetti così, per rompergli le scatole in un pomeriggio d’inizio gennaio. Tanto più che il cremonese (Vincenzo è nato a Castelleone, in zona Cremona, appunto) di impegni se ha fin sopra i capelli. Sale e scende dai palcoscenici, e con più materiale maneggiato contemporaneamente. «Altrimenti mi annoio un po’».
Sarà dei nostri a giorni, precisamente domenica 13, alle 16, ospite graditissimo del Verdi di Pordenone. Si porterà appresso un reading inventato di fresco e comunque già collaudato e svezzato: Stavolta le fiabe, voce e musica per due capisaldi d’arte quali Schiaccianoci e Pierino e il lupo. Non è genere oscuro al nostro.
«Ricordo un Calvino jazzato, pur diverso di fattura, ma con l’identica struttura». Ai tempi del no english, ma solo italian language, si chiamavano letture. Adesso è reading. Dietro il fine dicitore se ne starà allertata una signora orchestra - Corrado Giuffredi (clarinetto), Giovanni Mareggini (flauto), Cesare Chiacchiaretta (fisarmonica), Giampaolo Bandini (chitarra), Enrico Fagione (contrabbasso) e Roger Catino (percussioni) - solerte nell’accompagnare con sound made in Ciajkovskij e in Prokofiev l’armonia delle parole.
- Iacchetti, conoscendola, giureremmo che qualche aggiunta l’ha fatta. Ci pigliamo?
«In pieno. La tentazione di aggiornare un pizzico i testi è stata irresistibile. Sento l’urgenza di spalmarci sopra del contemporaneo, altrimenti non me la godo. Riassumendo: non è teatro e nemmeno cabaret. Non sarà bersaglio fisso solamente per i bimbi, pure gli adulti se la spasseranno. Un prodotto molto family, ecco».
- E un buon sistema per calamitare i babies, abitualmente troppo distanti dal proscenio.
«Mi fa piacere che lo pensi. In realtà questo format è studiato apposta per coinvolgere tutti. In effetti di ragazzini a teatro se ne vedono pochi. È bene abituarli a vivere l’esperienza unica sin da piccini».
- Passo indietro. Il Vizietto . Successo annunciato. Sold out ovunque. Lei è Albin e Columbro, Renato. Un must nato commedia, diventato poi musical, poi ancora film, stranoto e stra-amato. Il vostro?
«Un musical. Classicamente così».
- Le coppie di fatto continuano a essere al bando.
«Siamo un Paese vergognoso e non solamente per questo. Dove è normalità, qui è eccezione. Le pare possibile? Ognuno sarà libero di interpretare gli affetti come meglio crede? O no?».
- Ha dei rimedi per l’Italia?
«Azzerarla del tutto. Far sparire il medievale evidente e cercare un rinascimento nuovo. Non immagino altri sistemi se non quello della distruzione per la ripartenza».
- Striscia . Non dovrebbe fare il Tg, eppure è più efficace dei Tg.
«Facile. Lo fa il pubblico. Il Tg1 o il Tg2 o il Tg5 lo fanno i giornalisti. E non è differenza trascurabile. Il fondamento, non dimentichiamocelo, è comico, satirico. La trasformazione è avvenuta cammin facendo».
- Enzo non sta mai fermo. Anche un suo vecchio spettacolo su Gaber tornerà a brillare a breve...
«Gaber non se n’è mai andato. È rimasto sempre con noi attraverso i tanti omaggi di artisti innamorati di lui. Eravamo amici e Chiedo scusa signor Gaber doveva tornare in pista se non altro per ricordare che da dieci anni Giorgio si è assentato. Mi piacerebbe chiamarlo e interrogarlo sull’Italia del 2013».
- Conosciamo il suo indomito tifo nerazzurro. Inter ancora nelle pesti...
«Dopo i trionfi il calo è fisiologico. Il guaio è la mancanza di un progetto e di questo incolpo la società. Stramaccioni lo assolvo. Moratti è troppo buono e si sa. Finiremo al quarto, quinto posto».
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