Il 60% dei contratti di lavoro è scaduto, non quello dei dipendenti del Senato: per loro un aumento (più gli arretrati)

Pochi giorni fa palazzo Madama ha riconosciuto un adeguamento del 3%: in media 370 euro al mese. Tutto legittimo e sacrosanto: loro guadagnano 163 mila euro lordi all’anno, un operaio 16.500

Renato D'Argenio

UDINE. Secondo il report pubblicato dal Cnel, il consiglio nazionale dell’Economia e del lavoro, oltre il 60 per cento dei contratti collettivi è scaduto in diversi settori. Ad esclusione del pubblico impiego, i settori in cui si registra la maggior percentuale di contratti scaduti sono quello del credito e assicurazioni (85,7%), dei poligrafici e spettacolo (81,8%), dell’edilizia (72%). «Non possiamo parlare di Piano nazionale di ripresa e resilienza senza partire dai contratti scaduti e dalla qualità delle condizioni di lavoro, anche economiche, dei lavoratori, ormai datate», ha detto il presidente del Cnel, Tiziano Treu.

Ma, a quanto pare, è ripresa per alcuni e resilienza per molti altri. Pochi giorni fa in Senato, la Commissione Conteziosa – il tribunale interno – ha riconosciuto un aumento di circa il 3 per cento ai 600 dipendenti di palazzo Madama. Il 3 per cento in più che sarà pagato calcolando anche gli arretrati, a partire dal 2020. La Commissione ha accolto il ricorso di uno dei nove sindacati.

Tutto legittimo e sacrosanto, ma tanta efficienza si riscontra soltanto per alcuni e stride con quanto accade fuori da quei palazzi. Soprattutto perché mediamente, uno di quei seicento dipendenti, guadagna 163.000 euro lordi l’anno. Si va dai commessi agli uscieri, dagli stenografi agli addetti alle pizzette in buvette, segretarie e assistenti ai dirigenti. Lo stipendio medio di un operaio metalmeccanico è di 16.500.

Tutto legittimo si diceva: il ricorso della Uil si rifà a una delibera dell’Ufficio di Presidenza, del 2015, che riconosceva un adeguamento dello stipendio del 3,2% in analogia a quanto concesso ai dipendenti della Camera, in considerazione della formazione di un ruolo unico adottato per i dipendenti dei due rami del Parlamento. La delibera, tuttavia, non era stata eseguita. La Commissione Contenziosa ha, quindi, riconosciuto il diritto all’aumento a partire dal 2015, in favore di tutti i dipendenti e non solo di quelli che hanno fatto ricorso. Gli arretrati andranno a beneficio anche dei 37 dipendenti che nel frattempo sono andati in pensione.

Il Tribunale è composto da cinque componenti: tre senatori e due funzionari del Senato. Il presidente della Commissione, Giacomo Caliendo, di Forza Italia, si è espresso a favore assieme ai due tecnici, mentre i leghisti Simone Pillon e Alessandra Riccardi si sono detti contrari.

La Commissione Contenziosa ha però deciso di attenuare la portata degli arretrati facendoli scattare dal 2020 e non dal 2015 come chiesto dai ricorrenti. Ammesso che non ci saranno contro-ricorsi. Resilienza.

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