Il cacciatore si difende «Stava per aggredirmi»

Il cinquantunenne sandanielese dice di aver sparato prima un colpo in aria Per il direttore della Riserva l’animale avrebbe dovuto essere al guinzaglio
GAVAGNIN FOTO CACCIATORE CON CANE
GAVAGNIN FOTO CACCIATORE CON CANE

SAN DANIELE. «Ho sparato un colpo in aria e poi, visto che il cane mi stava per aggredire, ho rivolto il fucile verso di lui». Così il cacciatore di San Daniele che domenica ha ucciso il border collie della famiglia Lepic. L’uomo, raggiunto nella sua abitazione, non ha voluto commentare l’accaduto. Poi, in un secondo momento, ha precisato unicamente che il border collie ha aggredito i suoi cani e, successivamente, gli si è avventato contro.

Versione questa raccontata dall’uomo anche al direttore della Riserva di caccia di San Daniele Franco Miconi. «Il cacciatore – riferisce Miconi – mi ha detto che, mentre stava camminando in zona “Repudio”, un cane solo, non accompagnato, sprovvisto di museruola e di guinzaglio, ha attaccato prima i suoi cani e, successivamente, si è rivolto verso di lui. L’uomo ha raccontato di aver sparato prima un colpo in aria e poi di aver sparato alla bestia che aveva attaccato i suoi cani».

Il direttore della riserva, pur senza entrare nel merito della vicenda che sarà giudicata nelle opportune sedi, ha evidenziato alcuni aspetti relativi alla conduzione di cani nelle ore e nei giorni di caccia.

«Nelle zone in cui si può esercitare l’attività venatoria – spiega Miconi – ovvero oltre i 150 metri di distanza dalle zone abitative i cacciatori, nelle ore e nelle date previste, possono esercitare la propria attività. In questi specifici momenti è consentito a chiunque passeggiare con i propri cani ma questi debbono essere tenuti al guinzaglio. Chi vuole passeggiare con il cane libero può farlo nelle zone “di addestramento” presenti sul territorio comunale».

Miconi, in particolare, cita il regolamento venatorio comunale, in vigore da molti anni, laddove si precisa che «è vietato a qualsiasi cacciatore o meno lasciare liberi cani laddove si stia esercitando l’attività venatoria. Per lasciarli liberi sono state riservate due zone: in prossimità del Tagliamento e della frazione di Cimano». Per Miconi sono frequenti i casi in cui in aperta campagna si possono incontrare cani liberi e, se non accompagnati, il cacciatore non può sapere, ad esempio, se si tratta di cani mordaci. «Può essere quindi – ipotizza Miconi – che il cacciatore sandanielese possa essersi sentito minacciato e abbia solo cercato di difendersi».

Per il direttore Miconi, capita spesso di incrociare persone che passeggiano con i propri animali ma che, consapevoli dell’attività venatoria, li detengono al guinzaglio. «Per questo può essere – continua Miconi – che il cacciatore, sentendosi minacciato, dopo aver assistito, come da lui riferito, all’attacco dei suoi cani, abbia temuto di essere di fronte a un cane randagio e potenzialmente aggressivo. È plausibile altresì – chiosa Miconi - che il cane possa essere scappato: a quanto mi risulta l’area a disposizione di quel cane è molto vasta per cui, in quel caso, potrebbe ipotizzarsi l’omessa custodia».

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