Il campione Paolo Bortolin: "Rinato grazie al tiro a volo"
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ARBA. E’ una storia fatta di coraggio e determinazione, quella di Paolo Bortolin, 42 anni il 1º ottobre, atleta paralimpico di Colle di Arba, pluridecorato campione di tiro a volo.
E’ la storia di chi, con umiltà e saggezza, pochi giorni fa, al campo di tiro a volo di Racconigi, in provincia di Cuneo, dopo essersi laureato vicecampione italiano nel 2014 nella categoria Standing 2, quest’anno si è superato, salendo sul podio più alto nell’8ª edizione del campionato italiano di tiro a volo paralimpico, sbaragliando la concorrenza di una trentina di agguerriti atleti provenienti da tutto lo Stivale.
Un risultato straordinario, reso eccezionale dal fatto che Bortolin ha surclassato chi l’aveva battuto lo scorso anno, il tiratore umbro Elio Spadoni, giunto terzo.
E, un piattello dopo l’altro, ha battuto l’altro finalista, il bresciano Christian Ciocchi con una performance, riferisce Bortolin, al suo nono tricolore, «per numero di bersagli colpiti che nulla ha da invidiare ai risultati che si possono riscontare nelle gare dei più forti campioni normadoti».
E’ anche una storia di rivincita, quella dell’atleta di Colle di Arba: rivincita nei confronti di un destino beffardo che, nel 1996, l’ha privato di un braccio e del perfetto uso di una gamba a causa di un incidente avvenuto mentre, a bordo di un’auto guidata da un amico, stava rincasando da una serata passata in discoteca come ogni altro giovane della sua età.
Soltanto l’amore dei familiari, il suo attaccamento alla vita, la profonda fede, gli hanno dato quella che non è azzardato chiamare una seconda chance.
A rimetterlo in pista, la scoperta di una per lui nuova disciplina sportiva, tirando al poligono quasi per caso insieme al papà, appassionato cacciatore. Nel giro di qualche tempo, si è ritrovato a sparare ai piattelli sotto gli occhi di Edy Cainero, già campione italiano di fossa olimpica, percorso caccia e skeet, suo allenatore, e di sua figlia Chiara, la “ragazza di Cavalicco”, oro alle olimpiadi di Pechino.
Da allora, piattello dopo piattello, pedana dopo pedana, Paolo Bortolin non si è più fermato e, se non saranno le Paralimpiadi che si disputeranno a Londra nel 2016, spera di esserci a Tokyo 2020.
«Purtroppo, la speranza che avevamo che il tiro a volo per i disabili potesse essere riconosciuta disciplina olimpica in vista delle Olimpiadi di Rio, a meno di clamorose sorprese, sembrerebbe sfumare. Il sogno di andare alle Olimpiadi ce l’ho ancora e, se non sarà a Rio, spero di comprare il biglietto per il Giappone», conclude Bortolin.
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