Il capitalismo di relazioni è defunto

Non è un’inchiesta. È la fine del modello del capitalismo di relazione, di un sistema, sempre difeso dalla politica di prossimità, che ha anteposto le convenienze personali al rispetto dei soci. Cade Veneto Banca, cade la Popolare di Vicenza. Altre cadranno.
Nei due istituti veneti, con decine di sportelli anche in Friuli, si è andata materializzando nel corso degli anni la più perfetta delle convinzioni luciferine del mitico sistema Nordest: la finanza è quello che vogliamo che sembri, non quel che è realmente.
Siamo stati per decenni convinti che bisognava dimostrare che la locomotiva del Paese non si sarebbe fermata nonostante la crisi. I nostri banchieri hanno imbrogliato, taroccato i bilanci, raccontato bugie nelle assemblee e nei cda offuscando la meritata reputazione di lavoratori onesti conquistata con grande sacrificio. Non possono essere i risparmiatori a pagare questa catastrofe, non è possibile che gli imprenditori friulani e veneti si sentano chiamati fuori. Cecità e opportunismo li hanno resi complici della disfatta. Tutti sapevano, nessuno ha denunciato.
Non si può, infine, tacere le responsabilità della Banca d’Italia. È impensabile che correntisti e azionisti potessero disporre degli strumenti per capire la grande manipolazione che si stava edificando. I funzionari romani invece sì, quelle competenze ce le dovevano avere.
Consoli e Zonin. Zonin e Consoli. Non è ancora finita.
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