Il cartello "chiuso per malattia" sull'edicola, al bar, al distributore e sulla chiesa: il caso del focolaio di piazzale Oberdan

Udine: «Hanno chiuso uno dopo l’altro, evidentemente è saltato il distanziamento»
Alessandro Cesare

UDINE. In piazzale Oberdan, metà delle attività che si affacciano sulla nuova rotonda, sono chiuse da giorni: titolari e dipendenti sono stati contagiati dal coronavirus.

Un piccolo focolaio che ha costretto a correre ai ripari chi lavora in questa porzione di città, abbassando le serrande e avvisando chi, negli ultimi giorni, ha frequentato locali e botteghe. Nella piazzetta non c’è molta voglia di parlare dell’accaduto, soprattutto tra le attività rimaste aperte, quasi a voler allontanare il rischio di contagio. «Hanno chiuso una dopo l’altra – racconta una signora – evidentemente qualcuno ha rispettato poco le regole sul distanziamento». Non è dato sapere da chi o da dove sia partito il contagio, ma a questo punto poco
importa. Ciò che è certo che le persone positive sono diverse.

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Basta fare tappa sul piazzale per rendersene conto. Il distributore Esso che porta su viale Trieste funziona solo in modalità self service. La saracinesca è abbassata, con un foglio piuttosto eloquente in bella vista: «Chiuso per Covid». A poca distanza, la chiesa di Sant’Antonio da Padova, di solito aperta ogni giorno durante la settimana, si è arresa: «Causa Covid la chiesa di Sant’Antonio resterà chiusa fino a nuove disposizioni». Questo il cartello affisso sulla porta di ingresso.


Siamo davanti al tabacchino. L’attività è aperta, ma chi c’è all’interno non ha voglia di dire nulla sui contagi, mostrandosi timorosa per quanto accaduto nel quartiere. C’è poi l’edicola. Anche qui le serrande sono abbassate, con il cartello «Chiuso per malattia». Dall’altra parte della strada ecco un’altra attività chiusa. Si tratta del bar Linea 4. «Chiuso per malattia. Il bar riaprirà martedì 30 marzo». Questo il messaggio che compare sulla vetrina.

Il focolaio risale ad almeno una decina di giorni fa, con il peggio che, ormai, pare essere alle spalle. Lì accanto c’è un punto vendita della latteria sociale di Cividale. È aperto e dall’interno ci confermano la diffusione dei contagi tra le attività della piazza. Anche da loro, un dipendente è risultato positivo, ma a febbraio, con il negozio che non è mai stato costretto a chiudere. Qualche disagio, in questa ultima settimana, c’è stato per i residenti della zona, ma dai prossimi giorni tutto dovrebbe tornare alla normalità. «Andavo al bar per un caffè e in edicola a prendere il giornale – riferisce un ragazzo – era comodo perché facevo due passi. Negli ultimi giorni mi sono dovuto spostare in auto per fare queste commissioni».

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